Rione Terra, il pasticcio dei fondi «intoccabili»

Rione Terra, il pasticcio dei fondi «intoccabili»
di Nello Mazzone
Mercoledì 22 Febbraio 2017, 00:40
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POZZUOLI. Un pasticcio burocratico rischia di mandare a casa cento operai e di lasciare sepolto nelle viscere del Rione Terra un tesoro archeologico dall’inestimabile valore. Nel Patto per la Campania, varato dal governo alcuni mesi fa, l’ultimazione dei lavori sulla Acropoli di Pozzuoli viene indicata tra gli obiettivi strategici per il rilancio dell’intera zona flegrea, con un finanziamento di 70 milioni di euro. Ma accade che quell’impegno di spesa non si sia ancora tradotto concretamente in un atto formale di assegnazione dei fondi. E in mancanza di questo documento la Regione e il Commissariato straordinario di governo creato nel 1984 per il postbradisismo non hanno ancora potuto dare l’ok all’avvio dell’ultimo lotto di interventi per ristruttirare il Rione. Dal canto suo senza copertura economica certa il Consorzio Rione Terra, general contractor che da 20 anni sta rianimando il cuore dell’acropoli dopo l’abbandono e l’esodo del 1970, non puó garantire l’apertura dei cantieri che scaveranno nelle viscere millenarie dell’insediamento fondato dagli esuli greci di Eubea. E, a maggior ragione, non potrà garantire l’occupazione dei 100 operai impiegati nelle opere di restyling. Da un lato, infatti, la Regione chiede che si rispetti il termine del 31 maggio per chiudere il decimo lotto e consegnare canonica, campanile del Duomo e secondo tratto del percorso archeologico. Ma dall’altro lato non garantisce la sicurezza che i 70 milioni di euro previsti nelle slide e nel business plan del Patto per la Campania siano immediatamente disponibili ed erogabili.

«Questa é una condizione fondamentale, posta dal Consorzio Rione Terra per evitare il blocco del cantiere dal prossimo giugno e le lettere di licenziamento - dicono i sindacalisti della Feneal Uil Valerio Medici e della Filca Cisl Luigi Napolano - Ieri abbiamo fatto un sit-in di protesta sotto Palazzo Santa Lucia e avuto un incontro con il vicegovernatore campano Fulvio Bonavitacola, ma non abbiamo certezza sul futuro occupazionale». Il tavolo, su decisione di Bonavitacola, si é aggiornato a venerdi prossimo. La Regione ha tentato di rassicurare tutti: i fondi ci sono, altrettanto la volontà politica di terminare i lavori. Ma resta il pasticcio burocratico tra due enti, Regione e Commissariato, che si trovano in stand-by in attesa di poter materialmente spendere i fondi. E così accade che il Rione Terra riviva i fantasmi dello stop ai lavori. Interventi di scavo archeologico che dovranno riportare alla luce l’intero camminamento sotterraneo che dai piedi della Darsena arriva al lato opposto, verso Villa Avellino. Cunicolo solo in parte scavato, che ha già restituito il busto equino di una statua equestre datata attorno al I secolo dopo Cristo. Una porzione di statua marmorea ancora seminascosta nelle viscere del giacimento archeologico puteolano e che dovrà diventare visitabile e fruibile proprio grazie all’avvio dell’undicesimo lotto. In pochissimi, finora, l’hanno potuto vedere di persona. Servono subito almeno 19 milioni di euro, dei 70 complessivi.

«La Regione faccia il possibile per completare l’opera che attirerebbe, una volta ultimata, milioni di visitatori - aggiunge Napolano - La prossima settimana vogliamo risposte certe, altrimenti 100 famiglie finiranno per strada e il sogno del Rione Terra diventerà un incubo». Le lettere di licenziamento sono già pronte. Altrettanto il cartello con la scritta “lavori fermi per mancanza di fondi”. Serve l’ennesima corsa contro il tempo per il ritorno al futuro del Rione Terra. Tra eterna bellezza e atavici ritardi.
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