Roma e Napoli all'esame di maturità

Venerdì 13 Ottobre 2017, 23:55
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Dopo le due deludenti esibizioni della Nazionale il campionato riparte con i botti. Tra oggi e domani il primo importante snodo. Negli anticipi le sfide Juve-Lazio e Roma-Napoli, 24 ore dopo il derby di Milano. Si riprende con gli azzurri al vertice, pronti ad allungare sulle inseguitrici più vicine: i bianconeri, campioni uscenti, e l’Inter, che non esprime un gioco brillante ma ha perso soltanto un paio di punti rispetto alla bella squadra di Sarri.

La sfida con la Roma per il secondo posto nella scorsa primavera ha tenuto con il fiato in sospeso le due tifoserie fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata, quella del 28 maggio che sancì anche la fine della carriera di Totti. La Roma - a causa delle partenze di Salah, Paredes e Rudiger - ha subito una profonda ristrutturazione e Di Francesco ancora non ha potuto utilizzare il talentuoso Schick. Quest’allenatore venuto dalla periferia del pallone come Sarri non ha accusato il contraccolpo del salto nella grande piazza e si è fatto sentire quando è stato il caso, richiamando all’ordine Dzeko, il bomber che stasera si prepara alla grande sfida con Mertens.

Sessantadue gol nel 2017 per il bosniaco e il belga, le stelle annunciate in questa notte all’Olimpico che può designare la più autorevole rivale della Juve, anche se la Roma ha una partita da recuperare. Il Napoli sembra essere più tagliato al ruolo perché i suoi giocatori si muovono con sincronismi perfetti e grazie al lavoro di Sarri nei primi due anni non si è interrotto il filo dei risultati tra la fine dello scorso campionato e l’inizio di questo. Dodici le vittorie consecutive, l’ultimo pari proprio sul campo del Sassuolo di Di Francesco a fine aprile. La Roma, come fece il Napoli nel 2015, non ha scelto il grande nome per ripartire ma si è appassionata a un’idea. Di Francesco, nato in una famiglia così amante del calcio da essere battezzato col nome del fuoriclasse portoghese Eusebio, gioca con il 4-3-3 ma ha caratteristiche differenti da quello di Sarri. La Roma verticalizza di più e fa meno possesso di palla, il tecnico non gradisce i passaggi orizzontali. Il modulo, come nel caso del Napoli, è esaltato dai giocatori. Stasera i giallorossi sono costretti a rinunciare a Strootman, però davanti c’è il tridente Florenzi-Dzeko-Perotti. Sulle fasce Ghoulam e Hysaj sono chiamati ad un accurato lavoro, come i due centrali Albiol e Koulibaly su Dzeko, attaccante vecchio stampo, il contrario rispetto al rapidissimo Mertens, decisivo a inizio marzo all’Olimpico con una doppietta.
Di Francesco considera quello di stasera un test attendibile per misurare la capacità della sua squadra e lo ha spiegato nel prepartita a Trigoria. In silenzio Sarri, non si sono ascoltate le sue parole alla vigilia della prima sfida da capolista, del match che apre un difficile trittico: martedì ci sarà la trasferta col City a Manchester e tra sei giorni il confronto con l’Inter al San Paolo. È una settimana dura, un delicato esame dopo l’altro per una squadra che ha finora sfidato soltanto un avversario d’alta classifica (la Lazio, umiliata con quattro reti meno di un mese fa) e che ha confermato di essere cresciuta ulteriormente sul piano del gioco e della mentalità. Lo dicono anche i numeri: il Napoli, che ha confermato il suo altissimo potenziale offensivo (25 reti in sette partite: 3,5 a gara), ha subito 5 gol, quanto la Juve che considera - parole ripetute anche ieri da Allegri - l’aspetto difensivo fondamentale per vincere lo scudetto.

È possibile che in questa settimana Sarri applichi un moderato turnover, certamente non da stasera, la partita in cui si affida ai titolarissimi per mantenere il distacco sulla Juve (o incrementarlo: dipenderà dalla capacità della Lazio di giocare a testa alta, senza imbarazzi, in quello Juventus Stadium dove raccogliere punti è complicato) e sull’Inter. Il Napoli sarà aggressivo, con il suo ritmo alto e gli inserimenti di Hamsik, che tenterà di scrivere la storia all’Olimpico raggiungendo Maradona: è a un gol (114 contro 115) dal capitano dei due scudetti, migliore realizzatore nella storia azzurra. Quando c’era Diego, alle trasferte all’Olimpico partecipavano fino a trentamila tifosi napoletani. Adesso possono accedere soltanto i “non residenti in Campania”, formula discriminatoria che crea imbarazzi anche in chi non ha mai indossato la maglia azzurra né vive a Napoli: ad esempio, l’ex campione del mondo Tardelli, che ne ha scritto nella rubrica settimanale sulla «Stampa». Per motivare questo divieto sono stati fatti riferimenti a incidenti accaduti in occasione di Lazio-Napoli: l’unica traccia è stata l’aggressione a quattro tifosi azzurri. A chi andrà in altri settori dell’Olimpico è stato suggerito dalla Questura di Roma di non sventolare bandiere del Napoli e di non esultare per un gol. Mimetizzarsi e nascondere la passione: questa è la negazione del calcio.
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