Sarri: Benfica osso duro
ma il mio Napoli è pronto

di Roberto Ventre - Inviato
Martedì 27 Settembre 2016, 23:19
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Castel Volturno. L’atmosfera della Champions è speciale: la vigilia del match contro il Benfica è un’emozione unica anche per uno come Sarri abituato ad inquadrare tutti gli impegni sempre allo stesso modo e senza differenze. «Sono uno che il giorno prima di una partita s’arrapa anche se si deve giocare un’amichevole. Diciamo che sono uno sensibile a tutte le sfide ma è chiaro che la prima di Champions al San Paolo ha un fascino particolare dal punto di vista emotivo».


Come sta il suo Napoli?

«Bene, in questo momento della stagione è difficile accusare la stanchezza per tre partite ravvicinate. Siamo pronti anche se consapevoli delle difficoltà legate alla partita».

Che tipo di partita è questa contro il Benfica?

«Affrontiamo la quarta testa di serie della Champions, una partita di grande livello di difficoltà contro una squadra forte che gioca un buon calcio: hanno una grande tecnica e gestione del pallone con un’organizzazione offensiva molto codificata. L’anno scorso in Champions hanno messo in difficoltà il Bayern Monaco ma dovremo andare in campo concentrandoci su quello che sappiamo fare e senza pensare troppo ad altro».

Il Napoli deve ancora crescere in personalità?

«Dal punto di vista della mentalità la squadra ha ancora margini di miglioramento nella gestione dei momenti sfavorevoli della partita e contro il Benfica sarà un altro test indicativo».

La spinta del San Paolo quanto potrà essere un vantaggio?

«Sicuramente il pubblico potrà darci una grande mano, come ha sempre fatto, e ci servirà l’aiuto dei tifosi, anche se il Benfica ha giocatori abituati a grandi palcoscenici».

In campionato state tenendo il passo della Juve, in Champions con due partite in casa potreste ipotecare la qualificazione...

«Sono discorsi prematuri. In campionato mancano ancora 32 partite, l’anno scorso l’Inter a questo punto era prima, tutti parlavano dei nerazzurri e poi la storia è andata diversamente: la realtà è che la Juve è palesemente favorita per lo scudetto. In Champions la classifica non fa testo dopo una partita che noi abbia vinto a Kiev, anche perché il Benfica è stato raggiunto dal Besiktas con un tiro da 30 metri al 93esimo».

Rispetto all’anno scorso dispone di una rosa più ampia per gestire al meglio il doppio impegno?

«Questo sarà il tempo a dirlo anche se la sensazione è questa. L’anno scorso non c’è stato un calo finale: il Napoli nel girone d’andata e ritorno ha conquistato lo stesso numero di punti, 41. La flessione c’è stata a febbraio per 15 giorni come è normale per una squadra che resta al top per dieci mesi: la differenza la fai riuscendo a vincere anche quando non sei brillantissimo. Adesso ci sono giocatori nuovi, l’inserimento è più difficile perché con tante partite ravvicinate non c’è neanche il tempo per gli allenamenti tattici: domenica chiuderemo un ciclo di sette partite in 22 giorni e poi partiranno i nazionali».

La nazionale portoghese ha vinto gli Europei, il Porto eliminato la Roma e lo Sporting Lisbona messo in difficoltà il Real Madrid: il calcio portoghese in questo momento è davanti a quello italiano?

«Gli ultimi risultati dicono questo, ma il livello medio del calcio italiano secondo me è superiore a quello portoghese anche se le eccellenze sono di grande livello europeo e quando si affronta una delle prime tre squadre il livello di difficoltà è altissimo».

Sarà fondamentale il possesso palla tra due squadre che preferiscono giocare così?

«A Kiev l’abbiamo avuto del 49 per cento e il nostro dato in genere è superiore, anche loro sono forti su questo aspetto e magari bisognerà portare due palloni... Il Benfica è una squadra che ama giocare da dietro con due difensori centrali forti tecnicamente, il livello tecnico del centrocampo è alto e i due esterni Savio e Pizzi hanno una grande gestione della palla e talento: quando prenderanno palla non sarà facile riconquistarla velocemente e davanti hanno un attaccante che a me piace tantissimo, Guedes».

Contro il Chievo in attacco siete tornate essenziali: è questa la strada da seguire?

«Dopo Genova abbiamo parlato nello spogliatoio dell’eccesso di individualismo nelle scelte decisive della partita e contro il Chievo i ragazzi sono stati bravi a non commettere gli stessi errori muovendo la palla con più rapidità».

A inizio stagione disse che con Higuain si giocava di più per lui e ora si doveva essere più squadra: a che punto siete?

«Non giocavano noi per Higuian, era lui che aveva grandi capacità di essere un catalizzatore di gioco e cercava continuamente la squadra: ora bisogna giocare in maniera leggermente diversa negli ultimi 25 metri, i ragazzi lo stanno facendo bene e le nuove richieste sembrano siano state assorbite velocemente.
Ma possiamo crescere ancora tutti dal punto di vista tecnico, tattico e fisico».
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