Sexting, il popolo degli esibizionisti sui cellulari

Sexting, il popolo degli esibizionisti sui cellulari
di ​Francesco Lo Dico
Sabato 1 Ottobre 2016, 23:56
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Fanno sexting quattro ragazzi italiani su dieci tra i dodici e i diciassette anni. E sei su dieci ammettono di avere condiviso almeno una volta immagini e video hot per divertimento. Nel 20 per cento dei casi, gli under 18 condividono contenuti erotici espliciti anche con adulti, ma dei rischi c’è scarsa consapevolezza: in nove casi su dieci, a essere vittime della gogna sul web sono poi le donne. Ma soltanto sei su dieci, tra le minori, sono consapevoli dei pericoli. Gli adulti sarebbero fondamentali nell’opera di prevenzione: il 44 per cento degli italiani - compresi tra i 25 e 54 anni - fa sexting al di fuori della relazione di coppia. Ma il reciproco silenzio complica le cose. 

Nell’evocare lo spettro del cyberbullismo, tornato ad aggirarsi sul proscenio nazionale dopo il suicidio di Tiziana, il presidente Mattarella ha individuato nell’esempio degli adulti, la chiave di volta per contrastare un fenomeno sociale sempre più virale, che scaglia nella furia della lapidazione virtuale soprattutto i minori. 
Lungi dall’essere una mania per Millennials, il sexting, e cioè l’abitudine di scambiare immagini e video ad alto tasso erotico via chat, è tra gli adulti d’Italia un vezzo pervasivo e in prepotente ascesa. Secondo i dati dell’indagine Amore, relazioni e tecnologia 2014, realizzata da McAfee, un adulto italiano su due tra i 25 e i 54 anni scambia contenuti a sfondo sessuale tramite il proprio smartphone. Ma se il 66 per cento li invia al proprio partner, il restante 44 per cento li indirizza all’attenzione di terze persone. In secondo luogo, il 53 per cento degli adulti salva e archivia selfie porno e messaggi intimi, in un giochino che spesso costa caro soprattutto alle donne. Un uomo su dieci minaccia infatti di pubblicare foto osé della propria partner a relazione finita. E tra questi, sei uomini su dieci passano dalle parole ai fatti: una vendetta erotica, la cosiddetta porn-revenge, che nel 90 per cento dei casi manda alla gogna la donna. «Di certo - è l’analisi di Roberta Rossi, presidente Federazione italiana di sessuologia scientifica - stiamo assistendo a un cambiamento antropologico dovuto alla diffusione della rete e della tecnologia che porta con sé l’esplorazione di nuovi orizzonti e nuove modalità di comunicazione che comunque non è esente dalle emozioni». Ma «si corre il rischio - osserva - di una frammentazione di vissuti ed emozioni sganciate dalla presenza reale e corporea dell’altro». L’avvento di internet e poi degli smartphone, ha traghettato definitivamente l’eros nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Perduta la dimensione dell’atto unico, consumato nella dimensione irripetibile della privatezza, il sesso all’epoca del sexting ha trasferito la libido dalla dimensione soggettiva del partner desiderato, a quella oggettiva della platea desiderante. Un meccanismo fatto di autocelebrazione e desiderio di affermazione sociale, che un tempo era appannaggio di divi e starlette, per divenire, nell’era di internet una promessa di fama e attenzioni per tutti. Anche e soprattutto per chi ne paga le conseguenze peggiori: i minori. Significativo è in questo senso, uno dei recenti casi di cyberbullismo raccontati nell’Osservatorio di Repubblica, che ha visto protagonista un minore. Un adolescente costretto, dopo una serie di insulti e provocazioni, a postare su un gruppo Whatsapp frequentato anche da adulti, e denominato «Se non ti mostri sei sfigato», un selfie che lo ritraeva senza veli. Soltanto un esempio di sexting, tratto tra le centinaia che si consumano ogni giorno in Italia, e che vedono protagonisti i minori, spesso a insaputa dei genitori. Secondo la ricerca Ipsos condotta per Save The Children, sono più del 40% i ragazzi italiani tra i 12 e i 17 anni che inviano (44%) o ricevono (40%) materiale sessualmente esplicito sui loro telefonini. E i dati Moige sottolineano che sei su dieci ammettono di divertirsi a scambiare foto e video hot in rete. Nel 20 per cento dei casi, clip e immagini che li raffigurano «in modo sconveniente» sono spediti ad adulti, talvolta per avere in cambio dei regali (19%) come ad esempio ricariche telefoniche. Un fenomeno che coinvolge anche gli under 14: uno su dieci racconta di aver condiviso su internet le proprie foto hot. A fronte di una diffusione sempre più capillare, la percezione dei pericoli insiti nel sexting è tra i giovani poco diffusa. Ipsos svela infatti che il 36% dei maschi non è consapevole dei possibili rischi di bullismo o molestie legati al sexting, mentre tra le ragazze, che sono proprio le vittime più frequenti della gogna, la percentuale sale al 58 per cento. Più in generale, il 23% dei ragazzi intervistati dichiara di non farsi troppi problemi sui contenuti che invia in gruppi di conversazione in cui sono presenti sconosciuti. E il 33 per cento ha ammesso di aver inviato dati personali ad un gruppo di cui non conosceva tutti i componenti (33%): di questi, il 19 per cento ha postato anche ad estranei video o fotografie con contenuti sessualmente espliciti. Particolarmente a rischio, la catena di condivisioni che muove verso la rete dai gruppi di Whatsapp. Il 61% dei ragazzi dichiara infatti di non allegare foto o video che li ritraggono, ma soltanto il 35% dichiara di non condividere contenuti che riguardano altre persone. Il 65 per cento dei giovani che fa sexting, non si crea dunque alcun problema nel condividere video e foto di persone che non conoscono, o conoscono indirettamente. Una spirale di privatezza infranta e ingenuità, che si è ritorta contro donne adulte come Tiziana Cantone, ad esempio, o la giovane di Pozzuoli di recente traghettata dai circuiti napoletani di Whatsapp ai siti porno, poi crocifissa sul web. E che si è mostrata in tutta la sua drammatica plasticità anche nella brutta vicenda di Rimini, che ha visto protagonista pochi giorni fa un’adolescente stuprata da un uomo e filmata dalle compagne in preda ai fumi dell’alcol. «Tutto quello che abbiamo da nascondere è sul nostro cellulare - ha raccontato un’altra giovane vittima di cyberbullismo al Secolo XIX- Soltanto quando succede qualcosa di brutto, però, ci rendiamo conto che tutto quello che viene inviato anche in un solo messaggio non si cancella più». 
Sono 2 milioni e 293mila i ragazzi italiani tra i 12 e i 17 anni. Di questi, spiega l’Istat, 93 su 100 non si separano mai dal loro telefonino. Nativi digitali che si imbattono nel sesso all’epoca della sua riproducibilità tecnica. Che spesso, in nome del totalitarismo fondato sull’immagine, immolano allo sharing l’empatia per l’altro. E spesso l’amore per se stessi.
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