Strategia del fuoco tra abusi edilizi appalti e discariche

Strategia del fuoco tra abusi edilizi appalti e discariche
di Rosa Palomba-Inviato
Domenica 24 Luglio 2016, 01:32
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Terzigno. Gente che di flora se ne intende. Magari non si tratta di un ingegnere industriale specialista in Agraria, ma chi ha acceso il fuoco sul Vesuvio è qualcuno che sa bene come propagare le fiamme, di quali venti approfittare, quali vegetazioni colpire affinché l’incendio divampi. Chi ha appiccato almeno cinque roghi sul versante orientale del vulcano, voleva creare un unico fronte di fuoco attraverso l’incrocio delle fiamme. Insomma, non è certo uno che tutt’al più nei boschi ha acceso un barbecue. A questa analisi stanno lavorando gli investigatori della Forestale, diretti dal colonnello Sergio Costa. Con lui stanno collaborando gli specialisti di incendi sul Vesuvio, diretti dal comandante Antonio Lamberti e la squadra di addetti al Mef, metodo evidenze fisiche. Le stesse, appunto, di cui ha tenuto conto la persona che cinque giorni fa ha dato vita all’incendio in un’area da decenni non coinvolta dai roghi e che per questo ha colto tutti di sorpresa. Uno o più criminali che hanno ottenuto lo scopo.
A supporto del gruppo di lavoro campano, ieri da Roma è giunta un’altra squadra di esperti del Mef. Si cercano tracce biologiche. Il fuoco infatti, non sempre distrugge proprio tutto. «Ancora non sappiamo se a dar vita ai cinque focolai sia stata una o più persone. È probabile però che qualcuno abbia lasciato resti di indumenti o sudore per esempio, elementi che se non sono stati travolti del fuoco sono ancora lì», dice il colonnello Costa. Nulla e nessuno è escluso dall’indagine.

Responsabile e movente: intorno a questi due elementi ruota adesso il lavoro di decine di investigatori. Uno dei roghi per esempio, è stato acceso a Terzigno, nei pressi dei sentieri che l’ente Parco Vesuvio sta ristrutturando. I lavori vengono eseguiti da una ditta della Regione: qualcuno sperava invece di avere l’appalto e ha deciso di vendicarsi? Oppure, sostengono ancora gli investigatori, è cominciata un’opera di scoraggiamento da parte di delinquenti non necessariamente legati alla camorra, a cui per vari interessi loschi dà fastidio l’idea di legalità ormai avviata nel territorio del vulcano. Se da qualche anno il mezzo di contrasto all’abusivismo edilizio è stato soprattutto l’abbattimento delle case abusive, l’Ente Parco da qualche mese sta applicando la legge dello Stato che prevede «Spossessamento e sgombero» delle abitazioni fuorilegge. Superando così tentativi di bloccare le ruspe, scene di disperazione, scontro tra residenti e forze dell’ordine, le abitazioni illegali vengono “semplicemente” acquisite dall’Ente pubblico e gli occupanti devono andare via. L’utilizzo di quegli immobili sarà deciso in un altro momento. Di recente ordinanze di “spossessamento” ne sono state firmate a decine e il direttore Esposito continua a firmarne. «Ecco - aggiungo gli investigatori - questa è una novità che forse la gente non si aspettava e gli incendi potrebbero essere una reazione». 

Del resto, in questa zona è finalmente diventato difficile - se non ancora impossibile - costruire case e rimboscare, operazione che può avvenire dopo almeno cinque anni da un rogo. Anche questa legge dello Stato è stata introdotta per scoraggiare quanti incendiavano per poi cercare di ottenere l’appalto per riforestare. 
Una miniera di soldi sporchi. Dalle discariche “ufficiali” chiuse e poi riaperte in seguito all’ennesima emergenza, agli sversamenti di rifiuti tossici in un traffico Nord-Sud che per decenni ha arricchito imprenditori e camorristi. Non solo: prelievo clandestino di pietra lavica, interramento di scarti edili, ville e parchi realizzati senza uno straccio di autorizzazione. Tutto nella totale assenza di regole e controlli. «Per questo - conclude il colonnello Costa, che per anni è stato analista ambientale all’Antimafia diretta da Franco Roberti - l’attenzione dello Stato in questa zona può generare diverse reazioni. Stiamo controllando i filmati delle telecamere e sentendo testimoni cercando di ricostruire la filiera criminale. Tutto è rigorosamente analizzato per cercare di capire chi, quando e con chi, di recente ha frequentato il vulcano».

Il sindaco di Ottaviano e presidente della Comunità del Parco nazionale del Vesuvio, Luca Capasso, convocherà per martedì una riunione con tutti i sindaci dei Comuni del Parco. Quest’ultimo incendio ha scatenato indignate reazioni a catena: «Gli incendi criminali di Vesuvio, Capri e Camaldoli sono un attentato alla natura e alla vita. La natura si ama, non si distrugge», ha scritto su twitter il sindaco di Napoli, e sindaco della Città metropolitana di Napoli, Luigi de Magistris. Paolo Russo invece, deputato di Fi, con un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Ambiente e dell’Interno, ha già chiesto «un’analisi sugli effetti provocati all’ambiente del Parco, ai centri abitati e alla salute dei cittadini». Un disastro che pesa sull’ecosistema del vulcano più antropizzato d’Europa, attrattore turistico con oltre un milione di visitatori all’anno. La Federalberghi Costa del Vesuvio ha infatti annullato l’evento previsto per oggi nella Valle dell’Inferno: «I roghi di questi giorni sono ferite per la nostra comunità e soprattutto per chi da sempre ritiene il turismo e la valorizzazione dei suoi beni naturali e paesaggistici la chiave di volta per la rinascita di un intero territorio», ha detto Adelaide Palomba, presidente Federalberghi Costa del Vesuvio. 
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