Terra dei Fuochi, beffa sui fondi dello screening

Terra dei Fuochi, beffa sui fondi dello screening
di Lorenzo Iuliano
Mercoledì 13 Gennaio 2016, 00:10
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Era uno degli interventi ritenuti centrali per capire lo stato di salute della popolazione della Terra dei fuochi, annunciato con enfasi dal governo, che lo inserì nella legge numero 6 del febbraio 2014, dedicata proprio all’area a cavallo tra le province di Napoli e Caserta. Dopo l’allarme lanciato lunedì dal report dell’Istituto superiore di sanità, che segnala un eccesso di mortalità e ricoveri per tumori anche nella fascia 0-14 anni, arriva una nuova beffa. Quei fondi stanziati per il 2014 e il 2015 e destinati a «esami per la prevenzione e il controllo dello stato di salute della popolazione residente» nei comuni della Terra dei fuochi sono al centro di un clamoroso ritardo di quasi due anni. In totale sono 50 milioni, in realtà la cifra per la Campania ammonta a 25 milioni, perché vanno distribuiti in condominio con i comuni pugliesi di Taranto e Statte, quelli a ridosso dell’Ilva.
In teoria, in base alle prescrizioni di legge, sarebbero già dovuti essere stati spesi. In pratica sono arrivati alla Regione Campania a fine dicembre. E neppure interamente. Poco prima di Natale infatti sono stati resi materialmente disponibili circa 17 milioni di euro su 25 promessi. E solo in questo nuovo anno potranno essere utilizzati. L’assessorato regionale alla Sanità coordinerà il programma d’azione, ancora da definire. L’obiettivo è potenziare gli screening già in corso sul tumore alla mammella, al colon retto e alla cervice uterina e intervenire sulle altre necessità dei territori interessati.
Ma l’articolo 4-quater della legge imponeva che la Regione Campania, su proposta dell’Istituto superiore di sanità, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge definisse, «nei limiti delle risorse, la tipologia di esami per la prevenzione e per il controllo dello stato di salute della popolazione residente nei comuni». Impossibile farlo. Così gli esami e le campagne di sensibilizzazione sono state finora pagate con fondi regionali o delle singole aziende sanitarie, come accaduto a Caserta. Il dottor Michele Tari è il responsabile degli screening per l’Asl Caserta: «Noi stiamo lavorando con budget regionali e risorse nostre», dichiara e aggiunge: «Ci fu chiesta l’anno scorso dalla Regione una relazione per conoscere le nostre esigenze, poi basta. La realtà è che abbiamo comprato, sempre con fondi dell’Asl, tre mammografi digitali da 100mila euro ognuno e stiamo acquistando una tomosintesi, un apparecchio che fa uno scanner della mammella molto sofisticato senza ricorrere a esami invasivi. Inoltre stiamo incentivando gli screening con appuntamenti di sensibilizzazione itineranti nei comuni coinvolti e la risposta dei cittadini sta aumentando sempre più».
La Terra dei fuochi resta terreno di scontro. Dopo l’intervista di ieri al «Mattino» di Mario Fusco, responsabile del registro tumori dell’Asl Napoli 3 Sud, arriva la protesta dei Medici per l’ambiente-Isde della Campania, che chiedono in una lettera al governatore De Luca le dimissioni di Fusco, «alla luce della scandalosa risposta e dell’accusa di omissione scientifica fatta all’Iss». La lettera è firmata dai presidenti delle Sezioni di Caserta e Napoli, Gaetano Rivezzi e Giuseppe Comella. Intanto la terza commissione regionale sulla Terra dei Fuochi, presieduta dal consigliere Gianpiero Zinzi, avvierà un focus sull’ultima analisi: «I dati diffusi nelle ultime ore stanno creando un comprensibile allarme tra i cittadini. La Campania - sottolinea Zinzi - affronta le conseguenze di una criticità ambientale non ancora del tutto sanata».
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