Veneziani: «Il Cavaliere all’angolo
se va con la Meloni non è più il leader»

di ​Paolo Mainiero
Venerdì 22 Aprile 2016, 01:11
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Non ha dubbi, Marcello Veneziani, giornalista e saggista, intellettuale e studioso della destra italiana. I fatti di Roma, sostiene, confermano il declino di Berlusconi e sono il segno della incapacità del centrodestra di rinnovarsi.

Il centrodestra italiano che fine ha fatto?
«Il centrodestra si è disintegrato già da tempo, il centrodestra a guida Berlusconi è ormai finito e oggi al massimo possono tentare di mettere insieme un cartello elettorale. Ma pensare che possa essere riproposta una coalizione così come l’abbiamo conosciuta è impossibile perché manca il collante che l’ha tenuta unita per più di venti anni».

Intanto a Roma è il caos. Bertolaso va avanti, non farà alcun passo indietro...
«Se fosse stato per Berlusconi, lui avrebbe sostenuto Alfio Marchini. Ma l’ipotesi non piaceva alla Meloni e a Salvini. La Meloni avrebbe sicuramente le chance maggiori per arrivare almeno al ballottaggio. Ma è evidente che, accettando di sostenere la Meloni, Berlusconi decreterebbe la fine della sua egemonia. Con Bertolaso in campo Berlusconi continua a pensare di comandare. Ma è una illusione».
 
In effetti Berlusconi continua a muoversi come se fosse ancora il leader del centrodestra.
«Per quanto possa auto-investirsi, sono i fatti e i numeri a dire che non è più il leader. Negli ultimi anni c’è stata una emorragia, in tanti, anche persone a lui molto vicine, hanno lasciato Forza Italia o si sono allontanati. E la stessa scelta di Bertolaso non appare convincente tanto che i sondaggi lo danno al 6 per cento. Al di là di ciò che lui possa pensare, la devastazione del centrodestra è inoppugnabile e Berlusconi non può che prenderne atto».

Il nuovo leader del centrodestra è la Meloni o Salvini?
«Non c’è un leader. Se pensiamo al centrodestra di oggi ci accorgiamo che manca una terza gamba. C’è la destra rappresentata da Meloni, c’è il populismo della Lega di Salvini, non c’è l’area moderata. Di fatto il bipolarismo è finito. La destra fa la destra, il centro fa il centro, Renzi si fa il suo partito, il M5s e la Lega provano a intercettare il voto di protesta».

L’area moderata del centrodestra è stata rappresentata da Forza Italia ma anche da Ncd e Udc che alle amministrative di giugno staranno con il centrodestra a Milano, con il centrosinistra a Napoli e con Marchini a Roma. L’area moderata è in libera uscita?
«C’è un forte disorientamento dell’elettorato moderato che non ha più solidi riferimenti. Intanto, non credo che Ndc e Udc siano rappresentativi, rimbalzano da qui a lì a seconda delle opportunità. Piuttosto, c’è un elettorato moderato di centrodestra che da anni si disperde tra l’astensione, i grillini e la Meloni».

Renzi non attrae i moderati?
«Renzi raccoglie sicuramente un certo consenso nell’area del berlusconismo. Del resto Renzi è un continuatore del berlusconismo con altri mezzi e da altre posizioni. Ma il punto è che alcuni temi, penso ai temi bioetici, non sono rappresentati da nessuno, nemmeno da Renzi, che deve fare i conti con la sinistra».

L’elettorato non ha più riferimenti stabili?
«Non esiste più un corpo unico ma c’è un elettorato fluttuante che può ritrovarsi con chiunque. Siamo ormai in presenza di un voto emotivo più che ideologico, un voto frutto della convenienza più che della convinzione. In questo senso, tutto è possibile. Alfio Marchini a Roma era considerato il grande favorito, era in pole position, mentre oggi i sondaggi lo danno al quarto posto».

Si può dire che la situazione di oggi dipenda dalla fine del berlusconismo e quindi dell’antiberlusconismo sui quali per venti anni si è retta politica italiana?
«Certamente. Venuto meno quel sistema c’è stato il deserto e i tentativi di costruire qualcosa di nuovo si scontrano con questa desertificazione».
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