Il canile lager
Sarno, dopo il blitz degli orrori «adozioni blindate»

Il canile lager Sarno, dopo il blitz degli orrori «adozioni blindate»
Martedì 5 Maggio 2015, 20:59 - Ultimo agg. 21:35
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Impossibile dimenticare quegli occhi disperati. Terrorizzati. Rassegnati. Quelle anime condannate a una dannazione eterna senza averne colpa. I racconti di chi c'è stato fanno venire i brividi.

Le foto e i video del canile di Sarno che hanno fatto il giro del web, parlano da soli.

Dopo il recentissimo blitz del parlamentare del Movimento 5 Stelle, Paolo Bernini e delle associazioni Eital e Lav di Salerno e dopo la denuncia fatta dallo stesso Bernini contro il gestore del rifugio, è ancora emergenza.

I volontari delle numerose associazioni di volontari impegnate quotidianamente sul territorio cercano di fare l'impossibile per aiutare i cani della struttura prima che sia troppo tardi. «Ma - raccontano a Il Mattino - sta diventato una vera e propria battaglia. Ieri abbiamo ricevuto una lettera da parte del direttore sanitario della struttura nella quale vengono dettate nuove rigidissime disposizioni accordate con la D'Angelo, proprietaria del canile e con i dipartimenti delle Asl. Si può entrare solo il martedì e il giovedì e per un'ora soltanto. A noi associazioni si chiede poi una sfilza di autorizzazioni e passaggi da un ufficio all'altro, notifica ai dipartimenti di Iapz distretto due, all'Uov randagismo e per conoscenza al direttore sanitario della struttura. Visti i tempi e le lentezze della burocrazia - continuano gli animalisti - ci viene il sospetto che tutto ciò venga fatto per scoraggiare e rallentare le adozioni».



Stella Cervasio, Garante per i diritti degli animali del Comune di Napoli e esperta nella legislazione animale, spiega che «le disposizioni relative ai cani detenuti nei canili convenzionati grazie a una gara comunale, spettano solo ai sindaci e non certo alle Asl che dovrebbero invece avere la funzione di ispettorato. E dovrebbero dunque vigilare sulle condizioni sanitarie con le quali vengono tenuti gli animali. Cosa che invece troppo spesso non fanno. Le regole - prosegue Cervasio - sono contenute nel capitolato d'appalto. Noi con il Comune di Napoli abbiamo stabilito proprio nel nostro ultimo capitolato una quota minima di adozioni controllate dalle nostre guardie zoofile, pari al 30% in modo da trovare una famiglia a quanti più cani possibile. Sì perché - conclude il Garante - è questo il nodo: la detenzione di un randagio comporta un vitalizio per chi lo ospita nei canili temporaneamente. E sottolineo - temporanamente - come chiarisce la normativa. Non certo a vita. I cani non devono morire in gabbia nel nome del business. Ma sono ancora troppo pochi i gestori o i proprietari di strutture che antepongono il benessere degli animali al denaro. Senza tralasciare il fatto che il maltrattamento e la detenzione dei cani e dei gatti finisce per pesare anche sulle tasche dei cittadini. I Comuni infatti continuano a pagare per strutture dalle quali la maggior parte dei cani, se andrà bene, uscirà solo infilata in un sacco nero».