«Adesso basta, porto in tribunale chi mi ha diffamato». È un fiume in piena Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, finita nella bufera dopo l'indagine aperta dalla Procura di Latina sulle condizioni dei lavoratori nella cooperativa Karibu fondata da sua madre Marie Therese Mukamitsindo. Murekatete decide di parlare all'Adnkronos e punta il dito contro il sistema mediatico, lamentando un atteggiamento persecutorio nei suoi confronti da parte della stampa. «Posso capire, senza giustificarli, gli attacchi politici, ma la narrazione della maggior parte dei giornalisti è stata improntata ad un teorema fondato sulla colpevolezza certa e manifesta, con buona pace della presunzione di innocenza: colpevole io, colpevole mia madre, colpevole il mio compagno», afferma Liliane, che precisa di non ricoprire più alcun ruolo all'interno della Karibu: «Il sapiente, malizioso utilizzo di espressioni quali la 'cooperativa della moglie di Soumahorò (mentre non faccio più parte della cooperativa né come membro del Cda, né come socia né tantomeno come dipendente) o 'la cooperativa della famiglia di Soumahorò che ha connotato sin da subito la campagna mediatica è particolarmente odioso in quanto volto a sollecitare distinguo, prese di distanza, ripudi, magari accuse reciproche, tutti rigorosamente pubblici, nella peggiore tradizione dell'Autodafé».
Lady Gucci
A Murekatete non sono stati perdonati i selfie in cui compare con abiti e borse firmate: foto che hanno spinto i suoi detrattori a coniare per lei il soprannome «Lady Gucci».
Gli stipendi dei dipendenti
E per quanto riguarda il pagamento degli stipendi ai dipendenti, rimarca la compagna di Soumahoro, «si sorvola sul fatto che anch'io (che peraltro sono in aspettativa dall'aprile 2022) sono in attesa della corresponsione degli arretrati. E ovviamente - insiste - il sottotesto della narrazione esclude a priori l'ipotesi che possa esistere una donna africana benestante (e/o che possa diventarlo onestamente) e men che mai che essa possa contemporaneamente impegnarsi nelle questioni sociali».
La casa a Casal Palocco
Parlando all'Adnkronos Murekatete respinge anche le «insinuazioni» e i «gratuiti sospetti» sull'acquisto della casa di Casal Palocco. Sospetti, afferma la compagna del deputato-sindacalista, «che permeano il ragionamento socioculturale di molti articoli malevoli: la Murekatete ha certamente acquistato la casa con i soldi della cooperativa! E invece no, il prezzo non ricompreso nella somma erogata grazie al mutuo è di provenienza lecita», spiega: «E il paradosso è che la colpevolizzazione è arrivata ad un grado di intensità tale da pretendere che io debba spiegare la provenienza delle mie risorse economiche per soddisfare la curiosità pubblica». «Io - si difende Liliane - a questo processo mediatico non mi presto né intendo prestarmi: se l'autorità giudiziaria me lo chiederà, non avrò problemi a dimostrare la liceità dell'acquisto, ma respingo culturalmente il processo da celebrarsi nella piazza mediatica, per una miglior diffusione via social e colpo di grazia nelle testate scandalistiche». Per Murekatete la misura è colma: «In questo piano inclinato non posso quindi fare altro, al momento, che dare incarico al mio avvocato, Lorenzo Borrè, per adire le vie giudiziarie nei confronti di quanti mi hanno consapevolmente e persistentemente diffamato, ai limiti dello stalking», annuncia la compagna di Aboubakar.
Soumahoro, la suocera indagata (anche) per truffa aggravata per la gestione delle coop di Latina