Dal sacrificio di Salvatore una storia di solidarietà della famiglia Farinaro

di Elisa Farinaro*
Lunedì 15 Febbraio 2016, 21:35
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Cimitile, Rho, Madagascar, Africa. Questa è una storia che vede coinvolte tante periferie. Una storia che non può e non deve restare ai margini della memoria. E' la storia di un ragazzo perbene. Di un ragazzo giusto, che non ha esitato a sacrificare l'esistenza per gli ideali in cui credeva. E' la storia di mio fratello, Salvatore Farinaro, vittima del dovere. Cresciuto a Cimitile, un piccolo paesino del Nolano, Salvatore, agente scelto della Polizia Ferroviaria, si trasferisce a Rho, nel Milanese, nel 2005. La sera del 24 febbraio 2010, finito il suo turno, si reca come di consueto presso il bar in cui lavora la fidanzata Inna, con la quale convive da due anni. Due uomini stanno importunando Inna e altre due ragazze presenti nel bar. Salvatore mostra loro il tesserino di poliziotto e intima agli stessi di smetterla e di abbandonare il locale. C'è una discussione. Salvatore rimane ucciso, colpito alla gola con un coltellino multiuso. Ai funerali, celebrati nella Parrocchia di San Felice in Pincis di Cimitile, il cappellano lo definisce “un eroe moderno, uno dei tanti che mettono a repentaglio la loro stessa vita per difendere il prossimo”. Salvatore non voleva essere un eroe. Era un ragazzo semplice, senza grilli per la testa. Un giovane che credeva nei valori dell'amore, della solidarietà, della prossimità, della giustizia. Gli stessi ideali che mi portano ad affermare che Salvatore continua a vivere. Da quella terribile sera, nulla è stato più come prima. Ma allo sgomento, al senso di vuoto e di smarrimento, all'impossibilità di trovare un “perché” a un'azione così ingiusta e inspiegabile, la nostra famiglia ha voluto reagire coltivando con gesti concreti i valori che avevano animato la breve ma ricca esistenza di Salvatore. Di quel maledetto 24 febbraio non resta niente dell'atto omicida. Resta invece viva, intatta, se possibile amplificata, la dimensione valoriale che ha animato il gesto di Salvatore. La nostra risposta alla violenza è stata la solidarietà, l'affetto sincero e disinteressato nei confronti dei più deboli. In questi anni, abbiamo contribuito alla costruzione di un pozzo d'acqua e di una scuola in Madagascar, a beneficio dei bambini di Manina Consiglio, di cui Salvatore amava parlare e che desiderava aiutare in maniera concreta. Un'aula di questa stessa scuola porta il suo nome. Ormai da cinque anni fa parte della nostra famiglia Rassel, un dolce bambino di 11 anni, che, anche grazie alla nostra adozione, sta compiendo con profitto il suo percorso scolastico. Siamo riusciti a far realizzare un intervento chirurgico a favore di una bimba vietnamita con labbro leporino. Da due anni siamo soci dell'associazione Save The Children. Abbiamo offerto pranzi e donato condizionatori a 150 senzatetto della Diocesi di Nola, per evitare che persone meno fortunate potessero patire il rigido freddo invernale. Per questo diciamo con forza che Salvatore continua a vivere. Continua a vivere negli occhi speranzosi dei bambini del Madagascar. Continua a vivere nel sorriso del piccolo Rassel e dei tanti bambini sostenuti dall'associazione Save The Children. Continua a vivere nel posto di polizia ferroviaria della stazione di Rho, che nel 2012 è stato intitolato alla sua memoria. Continua a vivere attraverso la mostra NONINVANO, promossa dalla Fondazione Polis, insieme a Libera e al Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità. Continua a vivere nel ricordo dell'Associazione Vittime del Dovere. Continua a vivere, perché i suoi valori e i suoi principi sono veicolati dall'impegno di noi familiari e di chi crede nella legalità e nella giustizia. Anche quest'anno, in occasione dell'anniversario della sua morte, lo ricorderemo davanti alla sua tomba, nel cimitero di Cimitile, alla presenza del questore di Napoli Guido Maria Marino e di altre autorità. Salvatore amava la vita. Amava sorridere. Era ricco di umanità e speranza. La brutalità di un gesto assurdo ce l'ha portato via per sempre. Ma, dopo sei anni, possiamo affermare che la violenza non ha vinto. Ha vinto Salvatore. Ha vinto il suo sorriso. La sua prossimità ai più deboli. Il suo amore per i bambini indifesi. Ha vinto la memoria. La memoria di un ragazzo di periferia, il cui nome riecheggia ogni 21 marzo in occasione della Giornata della Memoria e dell'Impegno di Libera. La memoria di un ragazzo perbene. La memoria di Salvatore. Mio fratello.
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Sorella di Salvatore Farinaro, vittima del dovere, ucciso il 24 febbraio 2010*
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