Dalle catacombe alla strada: l'impegno dei sacerdoti per Napoli

Sabato 21 Novembre 2015, 13:59 - Ultimo agg. 17 Novembre, 12:05
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Dalle catacombe alla strada. Può sembrare il titolo di una storia o di un romanzo. Invece, è la situazione creatasi per un gruppo di sacerdoti, nella gran parte parroci della diocesi di Napoli, che hanno desiderato incontrarsi nel rione Sanità dopo l’uccisione del giovane Genny. Un incontro dettato dal desidero di riflettere alla luce delle catacombe di san Gennaro per comprendere cosa sta accadendo alla nostra gente e specialmente ai giovani.



Una mattanza che sa di una vera e propria persecuzione epocale, che spinge sempre più la gente “normale” e perbene a ritrovarsi in nuove catacombe per sfuggire all’ira violenta della criminalità o meglio della violenza in tutte le sue sfaccettature. Questi preti, con le loro comunità, assieme a quelli che sono già costituiti nel Coordinamento dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, stanno intendendo fare ciò che il Dio della vita, della pace e della giustizia suggerisce attraverso il vangelo e la consolidata prassi pastorale della Chiesa. L’intento vero non vuole “scadere” nella costituzione di una nuova organizzazione sociale o pastorale. Non a caso si è partiti dall’Eucarestia presieduta dal cardinale Sepe il 3 novembre scorso in cattedrale, dove appunto hanno concelebrato numerosi sacerdoti e parroci delle aree più esposte della città. Presenti il Vice Sindaco di Napoli Raffaele Del Giudice, l’Assessore alla Gioventù Alessandra Clemente, il Presidente del Tribunale di Sorveglianza Carmine Antonio Esposito.



Il coordinamento dei familiari, la Fondazione Polis e Libera hanno voluto far “sentire” a Dio e ai fedeli presenti il lungo elenco di nomi delle vittime della violenza, sia quelle uccise dalla criminalità, sia le tante vittime del lavoro e del femminicidio. In tutti è stato forte il desiderio di uscire dalle sigle del male per dire un no comune a tutte le persone di buona volontà alle svariate forme di violenza e perciò richiamare in tutti, ma proprio tutti, la decisione nel capire da che parte stare, ma soprattutto nell’occupare il proprio posto nella Chiesa e nella società in termini di impegno e di assunzione di responsabilità. Non è stato un caso che assieme ai tanti familiari delle vittime fossero presenti anche alcuni detenuti di Poggioreale accompagnati dai cappellani e dal presidente del Tribunale di Sorveglianza. Una comune conversione per la pace e la giustizia ci permette di uscire dalle tenebre della violenza, della vendetta e della rassegnazione per splendere di verità e di giustizia. Lo stesso cardinale Sepe, dopo che ha sentito il lungo elenco delle vittime, ha voluto ripresentare come motivo di preghiera i volti di tutti quelli che avremmo voluto avere ancora in vita per costruire insieme la civiltà dell’amore. << Vogliamo ricordare - affidando le loro anime al Dio della Misericordia e dell’Amore - le vittime della strada e quelle del lavoro, le vittime del dovere e del servizio, le vittime del lavoro domestico, le vittime della delinquenza e della criminalità organizzata, le vittime della violenza aberrante, le vittime delle tragedie naturali, le vittime delle guerre, quelle del terrorismo e dell’emergenza umanitaria che ha trasformato i nostri mari in cimiteri di bambini, uomini e donne, giovani e anziani>>.



Un lungo elenco che deve consentire a tutta la comunità umana di ricordare per evitare non solo l’oblio ma addirittura quella rassegnazione davanti ad una strage che per tanti sta diventando fisiologica e inevitabile. Dinnanzi a questa forma di fatalismo vogliamo condividere le parole del cardinale pensando che queste siano l’espressione di una Chiesa e di una comunità che le fa sue nel convincimento della stessa vita ed insegnamento di Gesù Cristo: << Alle Autorità istituzionali chiedo di voler continuare a fare ogni sforzo ed a mettere in campo ogni tentativo, atto a dare sicurezza e serenità ai nostri cittadini, soprattutto in quei territori che presentano particolari criticità di ordine pubblico. E a chi ha scelto la strada della delinquenza e della criminalità voglio dire: pentitevi! Lasciate la strada della perdizione! Pensate ai vostri figli e ai vostri cari, che spesso pagano un prezzo troppo alto per colpa vostra. Ricordate che esiste anche per voi la misericordia di Dio!>>. Le nostre comunità parrocchiali e non solo intendono riaffermare la bontà e la necessità di un metodo pastorale e sociale che ci consenta di poter camminare insieme tutti, credenti e non, verso quel tanto auspicato mondo nuovo solo perché buono e giusto. Si tratta di percorre la strada di Gesù, il quale attraverso la MEMORIA, la COMPAGNIA e la PROFEZIA ci consente di aprire gli occhi, riconoscere l’altro e spezzare insieme il pane della carità e della giustizia. Avvenne duemila anni fa, quando l’uomo di Nazareth, dopo essere stato ammazzato in quanto vittima innocente, risorgendo si presentò sulla strada verso un villaggio chiamato Emmaus. I suoi non lo riconobbero ma Lui con una memoria condivisa, una compagnia fatta di discrezione, camminando sullo stesso sentiero, ed una profezia nel dire e nel realizzare cosa aveva detto (spezzare il pane) fece si che questi lo riconobbero e compresero definitivamente che il trionfo della Vita sulla Morte è una certezza. Questo percorso di duemila anni fa diventa per le comunità parrocchiali metafora per realizzare un cammino, tenendo conto dal punto di vista profetico la proposta di concentrarsi almeno su tre aree: scuola, sicurezza e giovani e minori. Tutto questo è da chiedere a tutti, soprattutto a questo nostro popolo, emarginato ed oppresso, che oggi tenta di rialzare la testa chiedendo i propri diritti. “Potete fare molto! - ha detto papa Francesco in Bolivia ai movimenti popolari - Voi, i più umili, gli sfruttati, i poveri e gli esclusi, potete fare e fate molto. Oserei dire che il futuro dell'umanità è in gran parte nelle vostre mani, nella vostra capacità di organizzare e promuovere alternative creative e anche nella vostra partecipazione attiva ai grandi processi di cambiamento, cambiamenti nazionali, cambiamenti regionali e cambiamenti globali. Non sminuitevi!”.



Don Tonino Palmese



Vicepresidente Fondazione Polis