La vita da «over»
cinquantenne disoccupato

Lunedì 20 Febbraio 2012, 09:50 - Ultimo agg. 5 Marzo, 10:30
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Carissima Caterina,

mi chiamo Luciano, abito a Napoli, ho 50 anni e il 15 luglio del 2011 ho perso il lavoro per riduzione del personale. Lavoravo in un museo gestito da un'azienda privata e mi piaceva molto perch ero tra l'arte, tesoro della nostra bellissima ma mal governata regione.



Ora vivo, fino marzo 2012, con un assegno di disoccupazione. Dopo più niente, senza più reddito con una famiglia da mantenere. Ho seguito quasi tutte le tue e trasmissioni e ho visto che parlate anche di questa tragica realtà che si sta allargando a macchia d'olio in questa Italia, invidiata da altri stati, ma mal governata, almeno fino all'ultimo governo.

Ascolto con moltissimo interesse qualsiasi programma, ogni tg che mi dia una speranza, che mi dica: guarda che stanno pensando anche di te di voi, agli over che ormai non trovano più lavoro, agli over che non sono né carne né pesce, agli over che alla fine danno solo fastidio creando un altro problema al governo.



Nella mia città poi non esiste nenche più il reddito di cittadinaza né un sussidio di disoccupazione, come negli altri stati europei ed allora che fare, a chi rivolgermi? Ho scritto a tutte le maggiori istituzioni, al presidente della Repubblica, del governo, e spero che qualcosa sia fatto perché mi hanno risposto .... non solo per me ma per tutti quelli come me tagliati fuori da qualsiasi realtà lavorativa.

Mi scuso per lo sfogo Caterina, ma orami non so più a chi rivolgermi.



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Ciao Luciano, non devi scusarti per il tuo sfogo né sentirti vecchio in una società che è sempre di corsa e quasi distratta verso il mondo della disoccupazione. Sono io che ringrazio te di questa lettera, che mi dà modo di pubblicarla a nome di tante altre che mi arrivano di fronte alla quali mi sento impotente e avvilita.

Sapessi quante volte ho pensato alla frustrazione di un over, così come ti definisci tu, a trovarsi senza lavoro. Che si ritrova con l'umiliazione di dover dire alla propria famiglia che il papà non ha più il suo stipendio. Di dover dire dei no a suo figlio perché quei pochi soldi rimasti servono per mangiare. Quante volte ho pensato all'immagine di un uomo maturo che deve trattenere le lacrime davanti alla disperazione della propria donna, che vorrebbe di più e che si sente impotente. E a quante notti insonni può aver vissuto cercando di capire come rimediare e cosa inventarsi al risveglio mattutino. Si parla molto di disoccupazione giovanile, conosco benissimo le problematiche e la poca meritocrazia... Ho due sorelle laureate con il massimo dei voti nei tempi giusti e che nonostante ciò faticano... Ma a mio avviso la disoccupazione dei tuoi coetanei è più grave. Perché si è rotto quel patto generazionale fondamentale per far girare l'economia, si è messo in cassa integrazione voi e reso disoccupati i propri figli. Perché un giovane ha il futuro davanti, il lusso degli anni e la grinta con la pazienza di aspettare. Un uomo grande, che ha vissuto, che ha famiglia ha solo l'amarezza del presente e la poca voglia di reagire davanti alla crudeltà del proprio paese. Ieri un tuo coetaneo, un mio amico che vive in periferia qui a Milano, mi ha confessato che si propone come lavorante a gratis, pur di sentirsi utile, ma che neanche gratuitamente riesce a trovare lavoro.

Vecchioni lo scorso anno cantava dal palco dell' Ariston: "Questa maledetta notte, dovrà pur finire..." spero che presto risplenda il sole sulla nostra Italia , sul nostro tricolore, caro Luciano.



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