Le interviste del Mattino | Pinotti: pace in Libia, Italia pronta al ruolo di guida. Isis, per ora niente raid

Le interviste del Mattino | Pinotti: pace in Libia, Italia pronta al ruolo di guida. Isis, per ora niente raid
di Francesco Lo Dico
Domenica 27 Dicembre 2015, 09:13 - Ultimo agg. 28 Dicembre, 15:05
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Doveva essere l'occasione per ringraziare i 5700 militari italiani attualmente impegnati in missione all'estero, «a combattere per la pace e la libertà di Paesi lontani e a proteggere la nostra». Ma il furore dell'Isis non si placa neppure a Natale. E così, dalla morte di nove cristiani nelle Filippine all'uccisione di uno dei leader dell'opposizione anti-Assad, che addensa pesanti incognite sulla Russia e sulla road-map siriana, la conversazione con il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, si complica. E diventa un giro d'orizzonte in un panorama internazionale sempre più inquieto e frastagliato. A partire dall'Italia.

Ministro, Al-Baghdadi ha dichiarato che i raid non hanno indebolito l'Isis. La polizia austriaca segnala nuovi rischi di attentati nelle capitali europee. Che cosa fare in presenza di una guerra globale ormai senza quartiere?
«È necessario che l'intesa trovata a Vienna e ratificata a New York dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite proceda d'ora in poi a passi da gigante. Tutti gli attori, sia quelli della coalizione che fa riferimento agli Stati Uniti, sia quelli che fanno capo alla Russia, devono osservare scrupolosamente i termini individuati affinché il processo di transizione siriana possa essere coronato dal successo. Purtroppo, come accade nei luoghi in cui le armi risuonano da troppo tempo, il cessate il fuoco non è stato immediato, e si sono verificati nuovi episodi efferati. Ma se vogliamo porre fine al massacro di innocenti e civili, l'accordo dev'essere rispettato».

L'uccisione di Zahran Alloush, forse per mano russa, suscita però diffidenza. Non teme che le iniziative di Putin possano complicare la road-map verso la pace?
«Fino a ieri le visioni strategiche dei due Paesi sono state in effetti divergenti. Ma la risoluzione dell'Onu mira a portare al tavolo dei negoziati sia i sostenitori di Assad che i suoi oppositori. Contiamo che il cessate il fuoco, l'accordo tra le parti, e nuove elezioni, possano far uscire la Siria da un quadro conflittuale che si trascina ormai da troppi anni».

Dabbash, ambasciatore libico all'Onu, ha detto che la risoluzione Onu prevede che Italia, Francia, Gran Bretagna e Usa compiano raid aerei per colpire le basi dell'Isis a Sirte. Bombarderemo?
«No. Al momento è un'ipotesi da escludere. Negli incontri che l'Italia ha avuto con alleati come Francia e Gran Bretagna, si è concordato il sostegno a un governo di unità nazionale che possa stabilizzare la Libia. Allo stato attuale, il nostro compito è quello di aiutare il Paese a contrastare il terrorismo. Le decisioni assunte vertono però sul fatto che sino a oggi non c'è motivo di temere che il Califfato possa ambire a un vero radicamento sul territorio. Finché le fazioni libiche daranno prova di riuscire a svolgere questo compito, il nostro ruolo sarà quello di fornire sostegno. L'Italia ritiene che il popolo libico deve sentire rispettato il diritto ad autodeterminarsi».

Il ministro Gentiloni attribuisce all'Italia un “ruolo determinante” nella stabilizzazione del Paese.
«I nostri alleati, dagli Stati Uniti alla Germania, hanno sempre visto nell'Italia il Paese più adatto a rivestire in Libia un ruolo di primo piano. Siamo legati a Tripoli da storici rapporti politici, culturali, economici e di amicizia. E la nostra conoscenza del territorio, ci consente di rivestire un ruolo importante soprattutto per quanto riguarda l'informazione. L'Italia è stata peraltro la prima nazione a cominciare l'addestramento delle forze armate libiche a Cassino prima che la situazione degenerasse. Non appena insediato il governo Renzi, nel marzo di due anni fa, l'allora ministro della Difesa libico ci propose di velocizzare l'addestramento dell'esercito e di svolgerlo direttamente in loco. Poi la situazione precipitò. L'Italia è pronta ad assumere in Libia un ruolo di leadership»

La guardia costiera ha salvato 750 migranti nel Canale di Sicilia. Riusciremo a fermare il traffico di esseri umani?
«Le organizzazioni criminali hanno prosperato nell'assenza di controllo. Si è lucrato sul dolore e sulla sofferenza. Stabilizzare il Paese significa strappare a mani criminali la vita di molti disperati vittime di trafficanti senza scrupoli. Nel frattempo non siamo rimasti con le mani in mano. L'operazione Mare Sicuro ha consentito di salvare migliaia di vite, di distruggere molti barconi, e di intercettare oltre 500 scafisti. Confidiamo che rinsaldare il futuro politico della Libia possa presto porre argine, in maniera definitiva, a un fenomeno complesso e doloroso».

Nove cristiani sono stati trucidati da ribelli islamici nelle Filippine. Il Papa ha lanciato ieri un grido di dolore. Che cosa fare?
«Non c'è altra soluzione che riportare ordine nel mondo. In fasi così difficili per l'umanità, le minoranze religiose risentono in modo particolare della barbarie insensata del conflitto religioso, che i terroristi dell'Isis hanno riacceso in molti luoghi del Pianeta a scapito di donne e bambini, vittime innocenti della follia fondamentalista».

Il governo lavora per riportare a casa anche Salvatore Girone. Quando lo riavremo in Italia?
«Il Tribunale del Mare aveva riconosciuto ad agosto che il caso dei marò esulasse dalle competenze della giurisdizione indiana. L'Italia ha visto riconosciute le proprie ragioni. Siamo fiduciosi che anche il Tribunale internazionale dell'Aia le riconoscerà. Ci sono tutte le condizioni perché Girone possa presto riabbracciare la sua famiglia».
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