Asilo ai profughi, tribunali bloccati dai ricorsi

Asilo ai profughi, tribunali bloccati dai ricorsi
di Gigi Di Fiore
Lunedì 10 Ottobre 2016, 10:53 - Ultimo agg. 18:20
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È l'effetto migranti. Un'altra conseguenza, finora di scarsa attenzione, dell'aumento di sbarchi e arrivi in Italia di gente in fuga dalla Siria, dall'Etiopia, dalla Libia. Aumentano le richieste di asilo, per avere il riconoscimento di rifugiato politico. Più sbarchi significano più domande alle commissioni che devono decidere, istituite nelle Prefetture. E ci sono molte più bocciature, soprattutto per carenza di documentazione presentata, che stanno mettendo in difficoltà gli uffici giudiziari in tutt'Italia.

«La prima sezione civile si è trovata ad affrontare un notevole aumento di lavoro per i ricorsi che deve decidere un giudice monocratico, sulle domande di asilo respinte - denuncia il presidente del tribunale di Napoli, Ettore Ferrara - In appena un anno, abbiamo dovuto registrare un incremento da 800 ricorsi agli attuali 4500. Una cifra enorme».
Un incremento del 500 per cento dal 2015 al 2016, con la spada di Damocle dei tempi stretti concessi dalla procedura: il giudice deve decidere entro sei mesi dall'arrivo del ricorso. Una corsa contro il tempo, che mette la giustizia civile ancora più in affanno. Il 21 giugno scorso, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, annunciava una «profonda riforma del processo civile per la trattazione dei ricorsi sulla protezione internazionale e i giudizi in materia di immigrazione».

Un'intenzione, presa d'atto dell'allarme segnalato dai tribunali in tutt'Italia, che il ministro confermava due mesi fa al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen. Una questione non secondaria, se i tempi di decisione sulle richieste di domande d'asilo significano più giorni di ospitalità in strutture pubbliche dei migranti che aspettano l'esito delle loro domande.

In Italia, fino a maggio di quest'anno sono stati presentati ben 15008 ricorsi contro il rifiuto delle commissioni prefettizie. Gli uffici giudiziari più intasati sono, manco a dirlo, Napoli al primo posto e poi Milano, Roma e Venezia. In questo stesso periodo, ci sono state solo 985 sentenze di primo grado, una ogni 15 ricorsi. C'è un tappo, con effetti sul sistema sull'accoglienza, sulle aspettative degli immigrati, sull'incertezza della loro vita.
Il ministro Orlando ha una sua interpretazione: la difficoltà nasce dai numeri in aumento degli immigrati e dal conseguente incremento dei ricorsi sulle decisioni negative delle commissioni territoriali prefettizie. Le cifre ufficiali sono in possesso del ministero dell'Interno: da gennaio a ottobre del 2014, le richieste d'asilo esaminate sono state 27.393. Nello stesso periodo dell'anno successivo, 2015, sono aumentare a 46490. E i cosiddetti «dinieghi», vale a dire il no alle domande? Nel 2014 sono stati 9564, l'anno dopo erano già 23.905.

Cifre che fanno pensare a molti migranti che partono in cerca di un lavoro e di un futuro migliore, non perseguitati da guerre e regimi politici. In caso di conferma dei «dinieghi» dal giudice di primo grado, l'interessato ha ancora la strada dell'appello in secondo grado. Anche in questo caso, la decisione ha sei mesi di tempo e alcuni avvocati, in proprio o con organizzazioni, si stanno specializzando in queste procedure.
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