Aste falsate con «paghe» o sesso
«Il cemento? Sembrava una colla»

Aste falsate con «paghe» o sesso «Il cemento? Sembrava una colla»
Giovedì 27 Ottobre 2016, 09:26 - Ultimo agg. 10:44
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Roma. Risparmiare con «cementi depotenziati, inerti di scarsa qualità, ferro e acciai non conformi, asfalti diversi per qualità e quantità a quelli dei capitolati». Un patto che l'inventore del sistema, Giampiero De Michelis, si dice disposto a denunciare, ammettendo che la Salerno Reggio Calabria è un «opera non collaudabile» solo quando rischia di perderne i benefici: «Qua caschiamo noi e tutta la Salerno-Reggio», dice al telefono.

Era così che l'amalgama individuato dall'inchiesta dei carabinieri di Roma e coordinata dai procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino romana riusciva a far incassare soldi (chiamati «paghette») a tutti i sodali. A capo del sistema c'era De Michelis che con la figura di general contractor pur lavorando per una società privata, la Cociv, svolgeva di fatto la funzione di pubblico ufficiale controllando completamente buona parte dei cantieri aperti per le Grandi opere, a cominciare dalla Tav terzo valico Genova Milano, opera che da sola vale 6 miliardi di euro. Suo socio nell'affare era Giandomenico Monorchio con la sua Sintel, incaricata della direzione dei lavori.

Era una società riconducibile a De Michelis e al socio calabrese Domenico Gallo a produrre cemento al risparmio, la Breakout. Qualcuno ogni tanto protestava. Uno degli arrestati per corruzione, a un certo punto si lamenta con gli altri: «Tra le varie questioni - riassume un brogliaccio della sua telefonata - dovranno affrontare la problematica del calcestruzzo della Breakout la cui iniziale fornitura era acqua mentre la seconda non scendeva nemmeno dalla canalina e si intasa pure la pompa e dunque le miscele non erano assolutamente idonee». Più netto un subappaltante non indagato che si lamenta delle forniture Breakout: specifica di aver rispedito al mittente le prime due betoniere e prosegue affermando che «le successive tre betoniere sono state mandate indietro in quanto il cemento sembrava colla».

L'organizzazione, dice lo stesso De Michelis ai sodali, deve essere coesa: «Chi fa il lavoro... la stazione appaltante... i subappaltatori... deve crearsi un'amalgama - dice - perché se uno tira e un altro storce non si va mai avanti». Con lo stesso tono De Michelis parla anche di «orticello», di «evitare guerre» e della creazione di «joint venture». Il meccanismo sembra reggere a lungo. A un certo punto però, nell'ambito degli appalti per il People Mover di Pisa che dovrebbe collegare città e aeroporto, le società che lavorano con De Michelis vogliono provare a farlo fuori. Lui minaccia reazioni di ogni genere. Soprattutto, minaccia di parlare (e in parte lo fa) con gli investigatori che a Firenze indagano sull'inchiesta Sistema quella che un anno fa ha portato all'arresto di Ercole Incalza, dirigente del ministero delle Infrastrutture: «Quello (un investigatore, ndr) mi ha detto ma ingegnere ma lei è sicuro di non sapere come stanno queste cose? Io dico no non so niente, però posso ricordarmi».

 



La sua rabbia finisce ad arrivare anche al padre del suo principale finanziatore, Andrea Monorchio fino al 2002 ragioniere dello stato: «De Michelis asserisce di aver informato Italferr che il padre di Monorchio riveste delle cariche all'interno della compagine dei Salini e, pertanto, risulta anomala la concessione di commesse pubbliche a Giandomenico da parte di Impregilo». O all'ipotesi di rendere pubblica una relazione sul sesto macrocondotto della Salerno Reggio Calabria: «Non è collaudabile». Nel giro di pagamenti c'era anche Giuseppe Lunardi, figlio di Pietro e attuale titolare della Rocksoil e amministratore della Tre Esse Engeneering, semplice indagato che avrebbe «promesso utilità» a De Michelis e Gallo se lo avessero favorito nella gara per il rifacimento delle strade in Friuli Venezia Giulia.

Le carte dell'inchiesta genovese, sempre su Cociv, parlano anche qui di metodi di corruzione tradizionali. L'imprenditore Marciano Ricci, amministratore di Europea 92, chiama Giulio Frulloni, funzionario del Cociv. «Io conosco due mie amiche brasiliane, le faccio andare direttamente in albergo... Ti piacciono le brasiliane?». «No, mi fanno schifo», risponde Frulloni. Il dirigente avrebbe poi ottenuto, sempre grazie a Ricci, i favori di ragazze più gradite.
c.man. e sa.men.