Dagli Astroni a Napoli, oasi Wwf
aperte la prima domenica di luglio

Dagli Astroni a Napoli, oasi Wwf aperte la prima domenica di luglio
Venerdì 1 Luglio 2016, 14:22
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Le 100 oasi Wwf, dalle Alpi alla Sicilia, tutelano specie rare come cervo sardo, lontra, lupo, orso e poi falchi, anatre, fenicotteri, ma anche habitat naturali salvati da cemento, bracconaggio, sfruttamento indiscriminato delle risorse, illegalità. Gli antichi boschi costieri di Macchiagrande e Foce dell'Arrone, ritagliati nel cemento del litorale romano, sono al sicuro; gli stagni di Focognano, a due passi da Firenze, sono stati «ricostruiti» come nell'antica Piana Fiorentina. Specie simbolo come il cervo sardo, la lontra, il camoscio appenninico, il tritone alpestre o la gallina prataiola, grazie anche alle oasi, si sono salvate dall'estinzione, mentre farfalle, anfibi, rettili e centinaia di uccelli acquatici o migratori ci vivono al sicuro, così come tante specie di piante, anche rare e secolari. Dalle oasi sono nati parchi nazionali o regionali, come quello della Majella o dei Monti Picentini.


Altri sono polmoni verdi per le città, come Vanzago vicino Milano, Cratere degli Astroni in piena Napoli o Valmanera ad Asti.
Molte, come Monte Arcosu, Bosco Rocconi, Bosco Foce dell'Arrone, Scivu sono nate proprio grazie a campagne di raccolta fondi. L'oasi è anche luogo di impegno sociale, come a Penne in Abruzzo che ospita un gruppo di migranti, integrati nella comunità in lavori socialmente utili. E volano di sviluppo anche per il territorio circostante, come nell'oasi delle Grotte del Bussento nel Cilento: il turismo "indotto" dalla piccola area protetta ha fatto rinascere il vicino paesino di Morigerati con recupero delle abitazioni, delle tradizioni in un progetto di ospitalità diffusa. Ogni anno circa 400.000 persone, di cui due terzi sono giovani e scolaresche, le frequentano.
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