Bongiorno: mancano le condanne
la legge sul femminicidio arranca

Bongiorno: mancano le condanne la legge sul femminicidio arranca
di ​Elena Romanazzi
Giovedì 30 Giugno 2016, 08:33
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Centoquaranta caratteri carichi di amarezza. Perchè la rabbia sa nasconderla bene. «Pavia: uccide la moglie davanti alla figlia. Doppio femminicidio. Non sono «fatti loro». Possiamo fare molto». È il tweet di Giulia Bongiorno, penalista di grido, impegnata con una associazione - Doppia difesa - nella tutela delle donne e dei loro figli.

Doppio femminicidio. Perché?
«Quando uccidi davanti a un minore, uccidi anche la bambina. Questa sarà una futura donna. Il dramma crea delle conseguenze devastanti, la costringerà a vivere in una sorta di terrore permanente. Doppio perchè qualunque reato consumato davanti a un minore ha una valenza doppia. E dovrebbe essere punito come tale».
Per tutelare i minori?
«Non possono e non devono certo essere dimenticati. Io sono per l'introduzione di un reato ad hoc per chi consuma reati davanti ai bambini. Ritengo che il rapporto uomo donna non deve avere conseguenze sugli essere più indifesi. O comunque i minori non possono essere oggetto ad uso dell'uno o dell'altro in un campo di battaglia».
Due donne uccise ad un giorno di distanza. Prima Betta ora Emanuela. La legge funziona?
«È una cattedrale nel deserto».
Ovvero?
«Nelle intenzioni valida, ma poi....»
Poi?
«Poi accade, come negli ultimi casi, che esistano delle denunce di stalking, di violenza, di percosse e che tutto finisca nel dimenticatoio».
Perché?
«La lentezza della risposta del processo penale è imbarazzante. C'è una fase di stallo per tutto. Mentre si infuoca il dibattito tra il ministro della Giustizia e il Csm sul personale, nei tribunali si arranca davvero. Il processo lumaca è una realtà vissuta ogni giorno non solo dai penalisti, come me, ma da chi aspetta delle risposte».
E forse si arriva troppo tardi.
«I femminicidi aumentano. Ci sono donne che denunciano e che vengono di fatto lasciate solo al loro destino, fino a quando vengono uccise. E tutto questo perchè? Per le risorse, il personale, il cumulo di procedimenti penali che i tribunali non riescono a smaltire».
Le denunce delle donne non vengono prese in adeguata considerazione?
«C'è una assoluta indifferenza a questo tema. Si continua a dire che non si può fare nulla. Se una donna chiede aiuto si deve ascoltare. Ma la giustizia è intasata e così non se ne esce».
La legge sul femminicidio è un flop?
«Tante buone intenzioni. E poi il nulla, come detto una cattedrale nel deserto. Per non parlare delle condanne».
Andrebbero inasprite?
«Sono state inasprite. Ma in sede processuale vengono svuotate. Di fatto la condanna diventa irrisoria. Non dovrebbe essere così in questi casi. In quelli accertati. Dove c'è la prova oltre ogni ragionale dubbio. Non ci possono essere attenuanti o riti abbreviati di sorta in questi casi. Bisogna mettere un punto fermo. Dire basta e non solo a parole ma con i fatti».
Il ministro per le Riforme istituzionali Maria Elena Boschi ha promesso risorse.
«Intanto vorrei sapere se il ministro ha a tutti gli effetti le deleghe per la Pari Opportunità, perchè credo che ancora non le abbia avute. A parte questo, premesso che a mio avviso dovrebbe esistere un ministero ad hoc, il piano del governo per fermare i femminicidi, il pacchetto anti violenza, consiste in una campagna che parta dai banchi di scuola? Così ha annunciato il ministro. E francamente, oltre alla profonda delusione, mi sembra davvero poco. Importante dal punto di vista educativo, ma deludente nella sostanza. Ci vuole ben altro per fermare l'ondata di violenze. Si facciano ripartire i processi. E già sarebbe un passo in avanti».
Le risorse però ci sono.
Hanno annunciato dodici milioni di euro e alle associazioni non è arrivato un centesimo. E sono state abbandonate. Anche loro attendono risposte. Come i figli delle vittime, dimenticate dalla società. Ci vuole una scossa per evitare che la legge resti solo una cattedrale nel deserto. Una struttura con il vuoto intorno».
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