Mafia Capitale, sms e telefonate con Buzzi:
il Csm si spacca su De Cataldo

Mafia Capitale, sms e telefonate con Buzzi: il Csm si spacca su De Cataldo
Mercoledì 26 Ottobre 2016, 13:26 - Ultimo agg. 27 Ottobre, 10:54
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Il plenum del Csm si spacca su Giancarlo De Cataldo: con un voto paritario tra favorevoli e contrari il plenum ha bocciato la richiesta di archiviare la pratica che era stata aperta per tredici telefonate e sms scambiati con Salvatore Buzzi, all'epoca dei fatti leader della cooperativa 29 giugno e oggi tra gli imputati di Mafia capitale. Poco prima bocciata anche la richiesta di far tornare gli atti in Commissione per l'avvio della procedura di trasferimento d'ufficio.

Ora gli atti tornano comunque in Prima Commissione, ma non più con il mandato di aprire necessariamente la procedura di trasferimento d'ufficio. A favore dell'archiviazione hanno votato l'intero gruppo di Area ,il togato di Unicost di Luca Palamara (Unicost) e i laici di centro-sinistra. Contro i togati di Magistratura Indipendente e di Unicost (ad eccezione di Palamara), i laici di centro-destra e il primo presidente Giovanni Canzio e il Pg della Cassazione Pasquale Ciccolo, e il togato di Autonomia e Indipendenza Aldo Morgigni. Era stato proprio quest'ultimo a chiedere poco prima il ritorno in Commissione degli atti per l'apertura della procedura di trasferimento d'ufficio per De Cataldo. Proposta appoggiata dallo stesso fronte che ha fatto naufragare l'archiviazione e a sua volta affondata cn 12 voti favorevoli e altrettanti contrari. Nel comportamento di De Cataldo non ci sono profili disciplinari nè di colpa, ma le vicende all'attenzione del Csm possono incrinare la sua immagine di imparzialità e indipendenza, è stata la tesi di chi voleva aprire la procedura, rimproverando al magistrato la sua frequentazione con Buzzi e con altri ex detenuti e anche il suo attingere da questa realtà per la sua attività di scrittore.
Ad aprile, quando era stato ascoltato dal Csm, De Cataldo aveva spiegato di aver conosciuto Buzzi nel 1989, quando era magistrato di sorveglianza e di non avere nulla da rimproverarsi perchè Buzzi all'epoca di quei contatti (13 in tutto, avvenuti tra marzo del 2013 e novembre 2014) era per tutti, istituzioni comprese, il «simbolo del detenuto rieducato». Nessuna ragione allora per sospettare nemmeno «minimamente che l'uomo avesse subito l'involuzione che sarebbe poi sfociata nel procedimento 'Mafia Capitalè». «Non è emerso che il contenuto della frequentazione tra De Cataldo e Buzzi fosse illecito, disdicevole o inopportuno»,era scritto nella proposta di archiviazione bocciata, che escludeva qualunque tipo di «legame di natura economica, clientelare, affaristica o parapolitica» tra i due e qualunque «interferenza» da parte di Buzzi nell'attività del magistrato.
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