Call center, 80mila posti a rischio
Il governo: norme ad hoc

Call center, 80mila posti a rischio Il governo: norme ad hoc
di Cinzia Peluso
Giovedì 20 Ottobre 2016, 14:06 - Ultimo agg. 20:45
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Non c'è solo il caso Almaviva. E non ci sono solo i 2.500 licenziamenti nelle sedi di Napoli e Roma del call center. La crisi del settore è di dimensioni ben più ampie. 70-80mila posti sarebbero a rischio. Cifre da brivido. A farle sono stati ieri i sindacati in un accorato appello al Parlamento. Messaggio recepito dal governo. Visti i ritardi del ddl concorrenza, le tanto attese nuove norme su delocalizzazione e ammortizzatori sociali saranno inserite in un provvedimento ad hoc. La promessa, nero su bianco, è del ministero dello Sviluppo economico. Concorrenza, prezzi stracciati di Paesi come l'Albania e carenze legislative hanno fatto esplodere una situazione preoccupante. Anche per i suoi risvolti sociali.

«Siamo ben oltre il livello di guardia. La dirigenza di Almaviva sta giocando col fuoco e con la vita di migliaia di donne e uomini», ha avvertito Riccardo Saccone della Slc Cgil nazionale, dopo che era stata occupata la sede aziendale di Palermo. La protesta era scattata in mattinata contro il trasferimento di 150 operatori dalla Sicilia a Rende, in Calabria. E di questa mina sociale si è accorta ieri la stessa Almaviva. La società è subito intervenuta per condannare l'iniziativa ritenuta «illegale», annunciando che dovrà garantire «la continuità delle attività e la sicurezza delle persone che vi lavorano». È il governo ad essere chiamato in causa dai sindacati. Il leader della Cisl, Annamaria Furlan, ha chiesto di «intervenire per legge e con le giuste sanzioni per bloccare questo sistema irresponsabile delle gare al massimo ribasso attraverso il quale le aziende delocalizzano all'estero le attività dei call center, disdicendo i contratti nel nostro paese».

Anche il segretario della Cgil Susanna Camusso è convinta che «basterebbe che le grandi aziende pubbliche non facessero le gare al massimo ribasso, ma pagassero, secondo norme e contratti, i lavoratori e anche gli appalti». Per la Camusso occorrerebbe, in particolare, dare attuazione a quelle norme che sono state fatte e poi non sono state applicate, come «quelle che impediscono la delocalizzazione e il fatto che dati sensibili, come quelli che passano attraverso i call center, possano andare in altri Paesi». Il nodo delle gare al massimo ribasso non è comunque l'unico irrisolto. Lo hanno detto ieri Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom, i tre sindacati ascoltati in un incontro informale dalla commissione Lavoro del Senato. In particolare, per Giorgio Serao (Fistel), Pierpaolo Mischi (Uilcom) e Riccardo Saccone (Slc-Cgil) sarebbero tre i punti chiave da affrontare. Anzitutto, bisognerebbe intervenire con norme che siano di contrasto alle delocalizzazioni e applicando le sanzioni che sono già previste. Poi si dovrebbe agire contro le gare al massimo ribasso rispettando i minimi contrattuali. Infine, prevedere ammortizzatori sociali stabili e non in deroga per tutto il settore.

La difesa dell'azienda? Ai deputati della commissione Lavoro l'ad Andrea Antonelli ha fornito le cifre della crisi. A settembre si registravano ricavi ridotti del 50% negli ultimi quattro anni, pari a 100 milioni di euro, mantenendo una forza lavoro di circa nove mila addetti sostanzialmente invariata, a fronte di uno scenario di mercato in continuo deterioramento, in presenza di una crisi del settore che ha comportato la chiusura di almeno quindici aziende negli ultimi 24-18 mesi. L'incremento delle perdite, ha concluso Antonelli, non consente più l'equilibrio dei conti per cui serve «discontinuità con il passato». L'ultima batosta per Almaviva è la perdita della commessa Enel per il call center di Palermo. Il contratto con l'ente elettrico, in scadenza a dicembre, non verrà rinnovato. Di qui l'annuncio dei 150 trasferimenti. Domani pomeriggio, in concomitanza con la trattativa nazionale al ministero dello Sviluppo economico, la protesta si sposterà davanti alla Prefettura del capoluogo siciliano per «coinvolgere le istituzioni locali».
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