Capitano Ultimo sfida i superiori:
«Pronto a un confronto pubblico»

Capitano Ultimo sfida i superiori: «Pronto a un confronto pubblico»
Lunedì 18 Settembre 2017, 09:18
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ROMA L'intento è quello di dissipare ogni dubbio rispetto a «paventate minacce alle Istituzioni ed altre azioni eversive» cui hanno fatto riferimento «diversi parlamentari», il «ministro della Difesa e infine il premier». Ma l'ultima mossa del colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che nel 93 arrestò Totò Riina, rischia di tramutarsi in un boomerang. Tramite il suo legale, Francesco Romito, De Caprio interviene per la seconda volta nel giro di poche ore sull'affaire Consip, in cui è stato coinvolto con «gravissime accuse infondate» - dice - mosse nei suoi confronti e sostiene di essere pronto a «un pubblico confronto» per «esercitare i diritti di difesa e di informazione al cittadino». Ma sono proprio le esternazioni pubbliche che lo hanno messo nei guai: le dichiarazioni sulle agenzia di stampa, rilasciate senza autorizzazione e infarcite di invettive rivolte alla politica, hanno spinto l'Arma ad aprire un procedimento disciplinare nei suoi confronti. L'intervento è stato sollecitato anche dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Nei giorni scorsi, commentando le dichiarazioni rese alla prima commissione del Csm dal procuratore di Modena, Lucia Musti, Ultimo ha dichiarato: «Non ho mai svolto indagini per motivi politici e mai citato Renzi. È linciaggio mediatico», facendo un elenco di politici. Quelle dichiarazioni hanno spinto il ministro della Difesa a intervenire, chiedendo all'Arma, che «ha sempre dimostrato grande fedeltà al proprio ruolo», di «valutarne l'opportunità». La Musti aveva raccontato al Csm di quando De Caprio, portandole gli atti dell'inchiesta Cpl Concordia che contenevano l'intercettazione, captata dai carabinieri del Noe, in cui Matteo Renzi, parlando con il generale Michele Adinolfi, definiva l'allora presidente del consiglio Enrico Letta un incapace, aveva commentato: «Lei ha in mano una bomba, se vuole può farla esplodere». Quel colloquio dell'ex premier, poco tempo dopo, era finito su un giornale. E De Caprio, che all'epoca era vicecomandante del Nucleo operativo ecologico, era stato sospeso dalle funzioni di polizia giudiziaria ed era stato trasferito all'Aise.

A mettere nei guai Ultimo, non è tanto il verbale della Musti, che lo ha anche definito «esagitato» e «preso da delirio di onnipotenza», quanto le dichiarazioni di commento rilasciate alla stampa. «Leggo che illustri esponenti politici - tra cui ministri Dario Franceschini, Luigi Zanda, Michele Anzaldi, Pino Pisicchio - paventano colpi di stato e azioni eversive da parte del Capitano Ultimo e di pochi disperati carabinieri che lavorano per un tozzo di pane. Stiano sereni tutti, perché mai abbiamo voluto contrastare Matteo Renzi o altri politici, mai abbiamo voluto alcun potere, mai abbiamo falsificato alcunché - ha detto il colonnello tre giorni fa - L'unico golpe che vediamo è quello perpetrato contro i cittadini della Repubblica, quelli che non hanno una casa, quelli che non hanno un lavoro e quel golpe non lo hanno fatto e non lo fanno i carabinieri».

Ieri, ha rincarato la dose, parlando attraverso il suo avvocato. «Vista l'escalation mediatica delle vicende legate all'indagine Consip ed alle gravissime accuse infondate rivolte al Capitano Ultimo ed ai suoi carabinieri - ha affermato il legale, per conto di De Caprio - riteniamo doveroso renderci disponibili ad un pubblico confronto al fine di chiarire dubbi e sospetti su paventate minacce alle Istituzioni democratiche ed altre azioni eversive o illecite attribuiteci da diversi parlamentari con istanze al parlamento, dal presidente del Pd, dal ministro della Difesa e in ultimo da parte del presidente del consiglio». Il colonnello, sempre tramite l'avvocato, ha fatto sapere di essere addirittura disponibile «a un pubblico dibattito dove poter esercitare il diritto di difesa e di informazione mediatico, a prescindere dalle altre iniziative che avranno il loro corso nelle sedi opportune».

s.g.
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