Caso Consip. Nomi e date,
inchiesta scandita dai lapsus

Caso Consip. Nomi e date, inchiesta scandita dai lapsus
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 12 Maggio 2017, 08:25
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Un nome preso per un altro: un mondo che si apre davanti agli occhi e che ti porta dagli angusti confini di un gruppo imprenditoriale alla realtà inafferrabile dei servizi segreti. È iniziato così il capitolo dei misteri, quello in cui i carabinieri del Noe raccontavano dei rapporti proibiti tra apparati di intelligence (deviata, sembrava di capire) e l'imprenditore Alfredo Romeo.

Capitolo 17, informativa del nove gennaio del 2017. Un capitolo a sé, che punta a mettere a fuoco le asserite protezioni dei servizi segreti di cui si sarebbe avvalso il gruppo Romeo, oltre a ribadire il presunto contatto tra l'imprenditore casertano e l'intelligence che protegge gli inquilini di Palazzo Chigi, a partire proprio dalla famiglia dell'ex premier Matteo Renzi.

Analisi e interpretazioni che sembrano essere smentite dalla controinchiesta che la Procura di Roma sta conducendo sulle indagini del Noe, dopo aver iscritto nel registro degli indagati il suo pupillo, il capitano Gianpaolo Scafarto, l'erede designato dell'ormai leggendario e funambolico «capitano ultimo» (quello che arrestò Totò Riina), al secolo colonnello Sergio De Caprio.

La storia per molti versi è nota. Difeso dal penalista Giovanni Annunziata, Scafarto è costretto ora a difendersi da errori e omissioni ravvisati dalla Procura di Roma nella informativa finale, quella di oltre mille pagine che è diventata una sorta di pietra dello scandalo. Piccolo inciso: parliamo della lunga ricostruzione fatta dal Noe che ha spinto la Procura di Roma, a marzo scorso, appena dopo aver ottenuto gli arresti di Romeo a revocare le indagini allo stesso Noe, aprendo più o meno direttamente una sorta di solco rispetto a quanto avvenuto nella Procura di Napoli. Ma torniamo alle accuse mosse a Scafarto, in una sorta di ricostruzione che si fonda sulla lettura degli atti, a metà strada tra accuse formali e l'analisi delle due inchieste condotte da Scafarto, quella sulla Consip e quella - indietro nel tempo sulla Cpl Concordia. Falso è l'accusa mossa dalla Procura di Pignatone: Scafarto avrebbe attribuito a Romeo una frase in realtà pronunciata da Bocchino («Renzi l'ultima volta che l'ho incontrato»); e non avrebbe tenuto in considerazione gli esiti delle indagini condotte dai suoi uomini, a proposito della presenza di presunti esponenti dei servizi segreti in una zona in cui il Noe stava facendo appostamenti e sequestri. Siamo in zona via Pallacorda, a Roma, Scafarto e i suoi uomini hanno da poco messo le mani nella spazzatura per prelevare i pizzini scritti in ufficio da Romeo, strappati e cestinati, assicurati alla differenziata. In quei minuti, quelli del Noe si sentono osservati e scorgono presenze che bollano come «sospette». Chi c'era lì accanto al Noe? Servizi segreti? Una possibilità a cui presta fede Scafarto che compone la informativa trasmessa a gennaio del 2017 alla Procura di Roma. Una ricostruzione in cui, il capitano del Noe non tiene conto degli esiti degli accertamenti compiuti dai suoi uomini (ascoltati dai pm di piazzale Clodio), che smentiscono però la presenza di 007, individuando nelle sagome sospette semplici residenti presenti in zona.

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