Catania, coniugi massacrati: fermato profugo ivoriano ospitato al Cara di Mineo

Catania, coniugi massacrati: fermato profugo ivoriano ospitato al Cara di Mineo
Lunedì 31 Agosto 2015, 10:56 - Ultimo agg. 1 Settembre, 15:39
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Sono proseguiti fino a notte fonda i rilievi della polizia scientifica nella villa di Palagonia in cui sono stati uccisi, per rapina, i proprietari, Vittorio Solano, di 68 anni, e la moglie spagnola Mercedz Ibaniz, di 70. Del duplice omicidio è accusato un ivoriano di 18 anni, Mamadou Kamara, dall'8 giugno scorso ospite del Cara di Mineo, fermato ieri sera dalla polizia di Stato su disposizione della Procura di Caltagirone.

Sono stati fatti controlli con il luminol e cercate impronte digitali, tracce di Dna e impronte. Accertamenti sono stati eseguiti anche sul cellulare rubato alla vittima durante la rapina in casa e quello del fermato. Ma si cercano anche potenziali complici: gli investigatori ritengono probabile che il giovane ivoriano non abbia agito da solo. Le indagini sono partite da controlli all'ingresso del Cara di Mineo, uno degli oltre 3mila ospiti, un 18enne della Costa d'Avorio, sbarcato a Catania l'8 giugno scorso, ha un borsone. La polizia di Stato lo controlla e trova un telefonino e un pc portatile, ma anche un paio di pantaloni ripiegati sporchi di sangue. Dai controlli sul cellulare la polizia di Stato è risalita ai proprietari e al loro indirizzo: una villetta, a Palagonia, in via Palermo.

Una pattuglia di carabinieri arriva sul posto per raccogliere la denuncia di furto. La scena che gli investigatori trovano è drammatica: il corpo della donna nel cortile e quello dell'uomo in casa, con segni evidenti di una colluttazione e la casa in disordine. A tradire in giovane, oltre al cellulare, anche i vestiti indossati: erano della vittima, li aveva messi al posto dei suoi abiti sporchi di sangue

Un telefonino rubato trovato in un borsone a un extracomunitario mentre ritorna al Cara di Mineo che fa risalire a un duplice omicidio in villa, avvenuto a una quindicina di chilometri di distanza, a Palagonia.

Nell'ultima assolata domenica di agosto nella Piana di Catania ci sono tutti gli elementi per un 'giallò. Ma una drammatica realtà: un duplice omicidio per rapina in villa, con un ivoriano di 18 anni fermato dalla polizia. Le vittime sono Vincenzo Solano, 68 anni, ex operaio in Germania, e sua moglie, la spagnola Mercedes Ibanez, 70 anni, originaria di Barcellona.

Lui ha diverse ferite da colpi contundenti alla testa e uno squarcio alla gola, in una stanza in casa, mentre lei è precipitata da un balcone, e giace per terra nel cortile della villa quasi nuda, come il marito. La tesi dell'accusa è che siano stati sorpresi nella notte dal giovane bandito, forse aiutato da complici, e che ci sia stata una colluttazione finita in tragedia. Le indagini partono da tutt'altro spunto investigativo. Durante i controlli, aumentati nell'ultimo periodo, all'ingresso del Cara di Mineo, uno degli oltre 3mila ospiti, un 18enne della Costa d'Avorio, sbarcato a Catania l'8 giugno scorso, ha un borsone.

La polizia di Stato lo controlla e trova un telefonino e un pc portatile, ma anche un paio di pantaloni ripiegati sporchi di sangue. Scattano gli accertamenti e una chiamata col cellulare: risponde una delle due figlie del proprietario, che non vivono in famiglia. «Mio padre - dice preoccupata agli agenti - è una persona attenta, sono preoccupata». Fornisce l'indirizzo della villetta, a Palagonia, in via Palermo, e una pattuglia di carabinieri arriva sul posto per raccogliere la denuncia di furto.

La scena che gli investigatori trovano è drammatica: il corpo della donna nel cortile e quello dell'uomo in casa, con segni evidenti di una colluttazione e la casa in disordine. La squadra mobile di Catania sente subito l'ivoriano, che diventa il sospettato dell'inchiesta aperta della Procura di Caltagirone. Non ci sono segni di effrazione, si cercano tracce di Dna e impronte digitali. Ma ci vuole tempo per una verifica. Lui nega ogni addebito e si professa innocente: «il telefonino? L'ho trovato per strada», dice alla polizia di Stato. Una ricostruzione che per gli investigatori è 'debolè.

E la svolta arriva nelle indagini arriva in serata: i vestiti che il giovane indossa sono di Vincenzo Solano, li riconoscono con certezza le due figlie della vittima. Intanto la scientifica è al lavoro per comparare tracce di sangue. Il delitto è stato commesso certamente la notte scorsa perchè i due coniugi ieri sera era stati a cena dalla sorella di Vincenzo Solano. Sarebbero rientrati a casa e per il gran caldo si sarebbero messi a letto con pochi indumenti, la donna quasi nulla. E avrebbero lasciato le imposte aperte. La villa non ha sistema di sorveglianza nè cancelli invalicabili.

È alla fine della strada principale del paese, dove non ci sono passanti nè frequentatori, se non i clienti di un vicino supermercato. Il buio ha favorito l'intrusione e la tragedia. Quello che è accaduto nella villa costruita dalla famiglia di operai tornati dalla Germania per godersi la pensione dal lavoro di operai è chiaro per gli investigatori: il bandito, e forse dei complici, entra da una porta posteriore e cerca soldi e oggetti da rubare. Qualcosa va storto e i due pensionati sono colpito con un oggetto a punta: l'uomo muore, sua moglie precipita dal balcone, o perchè cade o perchè l'hanno lanciata. Le due figlie delle coppia vivono per conto loro: una a Palagonia, l'altra nel nord Italia. In casa c'erano soltanto Vincenzo e Mercedes e il loro assassino, che ha agito con grande violenza.

«È stato un delitto efferato - afferma il procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera - con una scena del delitto incredibile. L'inchiesta non si è conclusa e la coordino io personalmente. Il Cara di Mineo crea problemi che noi dobbiamo gestire con poco personale, facendo fronte all'emergenza». «Non si può morire per poche centinaia di euro - commenta un nipote di Vincenzo Solano davanti la villa esprimendo un sentimento diffuso a Palagonia - mio zio non aveva nemici, non aveva collaboratori in casa e non era un razzista, perchè rispettava la vita umana e le diversità, cosa che io non farò più». «Se è stato lui - aggiunge un vicino di casa - le cose cambiano, eccome se cambiano: non ne possiamo più di vedere tanti migranti in giro per il paese. Speriamo non sia stato lui...».

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