Corona, il post prima dell'arresto:
l'ossessione della vita spericolata

Corona, il post prima dell'arresto: l'ossessione della vita spericolata
di Gigi Di Fiore
Martedì 11 Ottobre 2016, 09:23 - Ultimo agg. 14:57
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Il suo credo è stato sempre esagerare. Andare oltre, superare i limiti. E non sempre per amore di trasgressione, o per concessione allo stereotipo dell'artista fuori dalle convenzioni. Fabrizio Corona è di nuovo in carcere. Le mani nella marmellata stavolta sono state 2407 banconote da 500 euro chiuse in 15 panetti avvolti in sacchetti di plastica, sigillati con lo scotch. Marmellata pesante, mai dichiarata, che fanno, conti alla mano, un milione e 760mila euro.
Roba nascosta nell'intercapedine di un muro, nella casa di Francesca Perso, la segretaria e collaboratrice della nuova società «Atena», sempre specializzata in organizzazione eventi e promozioni. Dagospia, il sito d'informazione online che di questi personaggi se ne intende, ha da tempo ribattezzato Corona il «furbizia». E, con questo soprannome, sottolinea le capacità di calcolo di questo 42enne originario di Catania, arrivato da piccolo a Milano con i genitori, che da fotoreporter e paparazzo si è trasformato, secondo la sua definizione, in «personaggio televisivo e imprenditore».

Fa fatturati la vita maledetta, sopra le righe, nell'era di troni e tronisti, delle occasioni da cogliere al volo nei talent televisivi, dell'informazione fai da me sui social, delle immagini e video postate su Youtube e Instagram. È goduria per giovani e giovanotte tatuati, imbevuti di questa cultura e a digiuno di libri, che sbavano per partecipare alle serate in discoteca e in qualsiasi altro luogo dove l'ospite d'onore era lui: Corona Fabrizio. Quel denaro in contanti, che qualcuno aveva cercato di rubare sette giorni fa sbagliando parete da spicconare, era proprio il frutto di serate e di guadagni con le società d'immagine e di eventi. Denaro liquido, mai dichiarato, in nero. Tanto, come tanto era quello trasportato da Francesca Perso in più riprese all'estero, soprattutto in Austria, per metterlo al sicuro dalle mani del fisco in conti correnti stranieri.

Eppure, i giudici di sorveglianza di Milano, quando avevano steso le loro ultime relazioni, avevano trovato in Corona segni di ravvedimento, ripensamenti sulla vita spericolata, aria di bravo ragazzo in arrivo. E avevano dato parere favorevole alla scarcerazione, al ricalcolo della pena per sei condanne definitive da 15 a 6 anni. Dall'affidamento in prova ai servizi sociali, prima nella comunità Exodus di don Antonio Mazzi, e poi in assoluta libertà, è passato un anno e 4 mesi.

Magro, orecchino rigorosamente a sinistra, barba curata corta, tatuaggi ostentati di meno, sembrava che Corona volesse avviarsi su una strada da profilo basso. Ma alle serate, che erano pane e molto di più, dove «il personaggio» fruttava, non poteva rinunciare. Due giorni fa, avrebbe dovuto essere in una discoteca di Catania, ma è finito in carcere. Quel denaro, la sua «cassaforte» era stato sequestrato dai magistrati di Milano, che ne hanno poi chiesto e ottenuto il nuovo arresto.

«L'importante è vincere!» è stato l'ultimo post, corredato da foto, pubblicato su Instagram dove Corona è seguito da 313mila followers. Un uomo da rotocalchi, che con i rotocalchi ha guadagnato tanto vendendo foto e, dicono le condanne, ricattando vip per non far pubblicare le immagini scattate dalla sua agenzia. Locali, vita by night, conoscenza del mondo delle feste, delle Milano e delle altre città che una volta erano da bere. Il «re dei paparazzi», anche se ha più volte ammesso di non aver mai scattato direttamente una foto. Il fondatore dell'agenzia fotografica «Corona's», aperta nel 2001 e poi fallita nel 2008. L'uomo macho che piace alle donne e che rafforza il suo personaggio nei giorni della carcerazione preventiva, scattata da un'inchiesta dell'allora pm di Potenza, Henry John Woodcock. Il personaggio cresce dipinto in tre libri, per gli affamati di gossip e divoratori del mondo dell'effimero successo da feste e televisioni: «Vita pericolosa di un fotoreporter randagio», allegato al quotidiano Libero. Poi, con l'editore Cairo, «La mia prigione» prima e «Chi ha ucciso Norma Jean?» dopo. Esagerare sempre e restituisce 6mila euro alla Pro Loco di Venosa, che l'aveva invitato ad una serata finita in contestazioni. Poi l'uscita dal reality show «La fattoria», che Striscia la notizia smaschera come taroccata e programmata in anticipo. Provocatorie le sue ospitate televisive a Matrix e al Costanzo show.

Figlio di giornalisti e nipote di un volto noto del giornalismo televisivo scomparso un anno fa, come Puccio Corona, nonno capocronista alla Sicilia di Catania, Fabrizio ha sempre respirato aria di giornali e televisioni. Anche uno dei suoi due fratelli fa il giornalista. Ma lui ha sempre mostrato indole ribelle, sin dalla maturità al liceo milanese che frequentava, dove venne bocciato per aver chiamato un professore «ciccione e omosessuale». Esagerare, esagerare sempre.

Papà Vittorio, morto poco prima del suo arresto, voleva farne un giornalista come lui. Gli fece avere un contratto da archivista a Milan channel, sperando fosse solo l'inizio. Fabrizio si tappò il naso, da tifoso dell'Inter, e accettò. Poi l'incontro con Lele Mora, l'agente di molti personaggi dello spettacolo, la fondazione dell'agenzia fotografica. L'ascesa con società aperte e poi chiuse. Fino all'arresto delle ultime ore, ne dichiarava ancora in piedi tre: la «Fenice srl», la «Toy boys», la «Atena». Poi c'era l'attività nel sito Socialchannel.it.

Esagerare, anche nella vita privata. Le donne della sua vita fanno copertina, fanno clamore: Belen Rodriguez, Nina Moric con cui ha un figlio. Lele Mora dichiarò ai magistrati di aver avuto una relazione con Corona e spiegò di aver speso per lui 2 milioni di euro in due anni, provenienti da fatture false. E poi di avergli comprato otto auto e un appartamento a Milano. Esagerare, fuori da schemi, in una pseudo trasgressività conformista. Come quando Novella 2000 pubblicò le sue foto dopo un rapporto sessuale all'aperto con Belen alle Maldive, dove quel comportamento era vietato. Foto rubate, o vendute dallo stesso Corona? E poi le risse, le provocazioni rivolte al pubblico nelle discoteche.

Tutto di più, tutto oltre. Non si sa se studiato. Ma quelle banconote murate nella parete della casa della segretaria erano di certo guadagnate sul «personaggio». Creato o sincero è argomento da lettura psicologica. Restano quei soldi e il ritorno in carcere, dopo l'occasione persa di una libertà riottenuta per concessione dei giudici.