Corrotti come mafiosi, ok al Codice
il no di Renzi: «Errore gravissimo»

Corrotti come mafiosi, ok al Codice il no di Renzi: «Errore gravissimo»
di Emilio Pucci
Giovedì 28 Settembre 2017, 08:30 - Ultimo agg. 08:47
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Via libera definitivo dell'Aula della Camera al Codice Antimafia: 259 i sì, 107 i no e 28 gli astenuti. Il provvedimento, composto di 38 articoli, era stato approvato a Montecitorio nel 2015 e modificato a luglio di quest'anno. È passato, nonostante l'ostacolo dei voti segreti, senza modifiche e tra le polemiche per la norma che allarga il perimetro dei possibili destinatari delle misure di prevenzione. Corrotti come mafiosi: la confisca dei beni si applicherà anche a chi ha commesso reati di corruzione, concussione, peculato, terrorismo e stalking. Una «misura liberticida», la protesta di FI. Ma è anche Renzi a chiedere una correzione di marcia. «Un errore gravissimo», ha detto ai suoi il segretario dem, che quando era premier aveva congelato la legge, auspicando un cambiamento dopo il passaggio a palazzo Madama. «Noi abbiamo votato per portare a casa il provvedimento ma auspico che si apportino dei correttivi», afferma Orfini.

I fedelissimi del segretario dem non nascondono le perplessità sul punto più controverso, ma l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza (firmato dal Pd Verini, da Marotta e Scopelliti di Ap e da Dambruoso dei Civici e innovatori) invita l'esecutivo soltanto a monitorare gli effetti della legge, valutando l'impatto e l'efficacia delle norme. Il testo accenna a «eventuali modifiche», ma non contiene alcuna richiesta esplicita di procedere a una retromarcia. Il patto con Orlando e Gentiloni, denunciano i renziani, è che si sarebbe studiato un veicolo normativo per inserire dei cambiamenti. Il treno potrebbe essere una legge sulle vittime dei crimini domestici in arrivo alla Camera, oppure il Milleproroghe a fine anno, escluso invece un emendamento alla legge di bilancio. Ma dal governo si frena: non è previsto alcun intervento, c'è una stretta sulla corruzione, il messaggio è chiaro.

Del resto il Guardasigilli è netto: «Si parla di una normativa giustizialista ma non è così». «Da oggi sottolinea il ministro della Giustizia - ci sono più strumenti per combattere la mafia, più trasparenza nella gestione dei beni confiscati, più garanzie per chi è sottoposto a misure di prevenzione».

Proprio sull'estensione delle misure di prevenzione alla corruzione FI ha alzato le barricate: «Chiediamo al governo ha protestato l'azzurro Sisto - di venire in Aula per ribadire l'impegno assunto dal ministro Orlando a modificare il Codice. È stato assicurato che sarebbe stata corretta la barbarie che vede di fatto equiparati i reati comuni a quelli di mafia: eppure nell'Odg che avrebbe dovuto esplicitare questo impegno non c'è nulla di concreto». Il partito di Berlusconi ha citato le critiche espresse da Cantone, Violante, Fiandaca e Nordio. Sulla stessa lunghezza d'onda Ap, che ha però votato sì, mentre la Lega si è astenuta. Di parere opposto M5S: «Il ddl è un grave passo indietro nella lotta alle mafie, è un vero e proprio compromesso».

Il Pd difende a spada tratta il provvedimento che, tra l'altro, oltre ad estendere i casi di «confisca allargata», introduce un fondo da 10 milioni di euro l'anno per favorire la ripresa delle aziende sequestrate, riorganizza l'Agenzia nazionale per i beni confiscati, dotandola di un organico di 200 persone, e modifica il procedimento di nomina e revoca dell'amministratore giudiziario di beni confiscati (l'incarico non potra' essere dato a parenti né a «conviventi e commensali abituali» del magistrato che lo conferisce).

«Il Codice introduce nuovi strumenti per colpire le mafie», dice Verini. «Il risultato di oggi non poteva essere messo in discussione da tardive perplessità», osserva il ministro Finocchiaro. «È un bel regalo al Paese», il commento della presidente della Commissione Antimafia Bindi.