«Cucchi fu ucciso»: la Procura accusa i tre carabinieri di omicidio preterintenzionale

«Cucchi fu ucciso»: la Procura accusa i tre carabinieri di omicidio preterintenzionale
Martedì 17 Gennaio 2017, 11:16 - Ultimo agg. 18 Gennaio, 18:36
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Stefano Cucchi è stato ucciso. La procura di Roma, con un'inchiesta guidata dal procuratore Giuseppe Pignatone e dal pm Giovanni Musarò, a otto anni dai fatti ha per la prima volta deciso di contestare l'omicidio preterintenzionale ai tre carabinieri che lo arrestarono, Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco. La nuova conclusione delle indagini, notificata questa mattina, arriva due anni e mezzo dall'avvio del nuovo fascicolo di inchiesta e dall'assoluzione in appello per i medici che presero in cura il ragazzo dopo l'arresto.
 

 


Sono accusati di calunnia il maresciallo Roberto Mandolini che allora comandava la stazione dei carabinieri di via Appia che nella notte tra il 15 e il 16 ottobre procedette all'arresto e i carabinieri Vincenzo Nicolardi e Francesco Tedesco. Mandolini e Tedesco sono anche accusati di aver falsificato il verbale di arresto. 
I carabinieri, nel primo filone di indagine, erano stati indagati per lesioni aggravate ma la prima inchiesta, che aveva puntato sull'incuria dei medici, non era riuscita a stabilire le responsabilità per la morte del ragazzo avvenuta una settimana dopo il fermo in ospedale, mentre era ancora sotto la custodia delle forze dell'ordine.

L'accusa di omicidio preterintenzionale allontana il rischio prescrizione che incombeva su questa nuova inchiesta. Stefano Cucchi sarebbe dunque stato pestato nei locali della caserma Casilina, dove era stato portato per il fotosegnalamento dopo un arresto per detenzione e spaccio di stupefacenti. E sarebbe morto in seguito a quelle lesioni come ha già riconosciuto la perizia affidata al professor Francesco Introna, sebbene le sue conclusioni siano state contestate e giudicate poco chiare dai familiari di Cucchi. 


I tre carabinieri accusati dalla Procura di calunnia, nell'ambito dell'inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi, vengono tirati in ballo per le accuse fatte agli agenti della Penitenziaria nel corso del processo davanti alla Corte d'assise che li vedeva imputati. I tre sono accusati di avere «affermato il falso in merito a quanto accaduto nella notte tra il 15 e il 16 del 2009 in occasione dell'arresto» del geometra. In particolare i carabinieri Francesco Tedesco, Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini «implicitamente accusavano, sapendoli innocenti, tre agenti della penitenziaria, dei delitti di lesioni personali pluriaggravate e abuso di autorità». Gli agenti della Penitenziaria erano accusati per un pestaggio che si «ipotizzava perpetrato - scrive il pm - ai danni di Cucchi nella mattina del 16 ottobre del 2009, nella qualità di agenti preposti alla gestione del servizio delle camere di sicurezza del tribunale adibite alla custodia temporanea degli arrestati in flagranza di reato in attesa dell'udienza di convalida».

«La Procura ha esercitato una sua prerogativa e ha formulato il capo di imputazione che ritiene sussistente.
Noi riteniamo, di contro, che tale contestazione non potrà essere provata nel giudizio in quanto gli elementi di fatto su cui fonda non sono riscontrabili in atti e, tanto meno, nella perizia disposta dal Gip con incidente probatorio». Così l'avvocato Eugenio Pini, legale di uno dei carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale.

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