Dall'acqua al falso avvocato:
la piaga della truffa all'anziano

Dall'acqua al falso avvocato: la piaga della truffa all'anziano
di Francesco Pacifico
Lunedì 22 Maggio 2017, 11:03 - Ultimo agg. 19:10
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La truffa agli anziani meglio congegnata che il capitano dei carabinieri Luca Mercadante ricordi, è quella dell'«acqua radioattiva di colore nero». «Finti addetti dell'azienda idrica», racconta il comandante della compagnia Vomero, «telefonano a una signora settantenne e le dicono che nelle tubature c'è un additivo che rovina i metalli, soprattutto l'oro. Le consigliano di riporre i suoi gioielli e i suoi preziosi nell'unico posto, dove la sostanza non può corroderli: il freezer. E purtroppo la signora lo fa. Dopo poco si presentano a casa i malfattori: aprono i rubinetti, controllano le condutture, e se ne vanno dicendo che va tutto bene. Solo allora la signora capisce che qualcosa non torna: va in cucina, apre il freezer e lo trova vuoto».

Le truffe agli anziani sono caratterizzate da rapidità, scaltrezza e pathos. Nulla è lasciato al caso, neppure le abitudini delle vittime. «Il grosso viene fatto telefonicamente», spiega il capitano Mercadante. «c'è il falso avvocato che ti chiama sul numero di casa per dirti che tuo figlio è stato arrestato e servono soldi per farlo uscire di prigione. Oppure il finto corriere che ti avverte che ti stanno per consegnare il computer ordinato da tuo nipote. Per evitare che tu possa chiedere lumi a un parente o aiuto alle forze dell'ordine, non chiudono la conversazione e isolano il telefono: se pure ci provi, trovi sempre loro in comunicazione. Dopo qualche minuto, poi, arriva un complice alla porta di casa per prendere i soldi». Non c'è il tempo di pensare né di difendersi. «I truffatori non si accontentano mai di meno di mille euro. Ma il danno non è tanto economico, quanto morale. Eventi simili sono frustranti, ti fanno capire che sei invecchiato. E gli anziani si vergognano a tal punto che molto spesso non denunciano: temono di essere sgridati dai figli, non vogliono apparire indifesi». E il cerchio si chiude nel modo peggiore, con l'impunibilità dei criminali.

Gli impostori, per la cronaca, preferiscono il contante. Alcuni anziani, dopo aver ritirato la pensione, sono stati fermati da sedicenti funzionari di Bankitalia, che volevano controllare la validità delle banconote. Altri ancora, vittime della solita truffa del parente arrestato, sono stati accompagnati dai malviventi direttamente al bancomat, quando i soldi in casa non erano sufficienti. C'è chi ha denunciato telefonate di sconosciuti che annunciavano di aver ritrovato la propria carta di credito, chiedendo però il numero di serie e la data di scadenza per avere la sicurezza di aver contattato il giusto titolare. Per non parlare degli skinner e delle telecamere nascoste negli Atm per copiare e carpire bande magnetiche e Pin. Proprio in quest'ottica l'Abi ha diffuso lo scorso weekend un vademecum per evitare agli anziani spiacevoli inconvenienti.

Primo consiglio controllare sempre l'estratto conto e in caso di anomalie avvertire il proprio istituto e le forze dell'ordine. Quindi, «non andare in filiale sempre al medesimo giorno e ora o facendo sempre lo stesso percorso», non lasciarsi avvicinare da sconosciuti o mostrare loro soldi, libretti degli assegni o documenti della banca. Ma sarebbe bene non affidarli neppure ai conoscenti. Farsi accompagnare da un familiare per un versamento o un prelievo, non custodire mai assieme nel portafogli il bancomat e il codice pin scritto su un foglietto oppure la documentazione online per l'home banking e il generatore di codici d'accesso. Non bisogna cliccare sui link di phishing che arrivano via email né affidare mai ad altri il proprio bancomat. Quando si preleva, bisogna coprire la tastiera mentre si digita il Pin. Infine, a differenza di quanto avvenuto con i bond Cirio o i subordinati di Banca Etruria, affidare i propri risparmi soltanto a professionisti riconosciuti e depositare i propri fondi direttamente a banche e a Sgr.

In Italia, dicono i dati ufficiali del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Viminale, gli ultrasessantacinquenni vittime di reati stanno calando: erano 372.955 nel 2014, 365.249 nel 2015 e 340.450 nel 2016. Sono invece in controtendenza le truffe ai danni degli anziani. Che salgono: 15.367 nel 2014, 16.819 nel 2015, 20.064 nel 2016. Con circa un migliaio di casi all'anno la Campania (soltanto tra Caserta e provincia le denunce sono state 400 in un anno) è al secondo posto tra le regioni più colpite. «Ma dal nostro territorio», aggiunge il capitano Mercadante, «partono anche i criminali che prendono di mira i vecchi in giro per l'Italia». Come la decina di pregiudicati campani arrestati lo scorso anno nell'Anconetano, che avevano guadagnato tra il 2015 e il 2016 circa 100mila euro con telefonate del tipo «Suo nipote ha avuto unincidente stradale per colpa sua ed è stato arrestato. Paghi 5 mila euro e sistemiamo le cose con l'avvocato».

Di fronte a questi numeri le regole dell'Abi possono apparire troppo semplici, quasi scontate. «Ma non è così», spiega un direttore che guida una filiale nella provincia di Napoli, «dal punto di vista bancario gli anziani sono come i bambini: hanno bisogno di regole per sentirsi sicuri. Se tutti operassero online, e avessero in casa soltanto lo stretto indispensabile, le truffe sarebbero più complesse. Io dirigo una filiale di provincia, dove il concetto di educazione finanziaria è una chimera: qui da me la maggior parte dei clienti viene il primo del mese a ritirare la pensione, fa una fila quasi di due ore, preleva tutto e lascia sul conto soltanto un euro. Quando vengono a lamentarsi per l'attesa, gli consiglio sommessamente di affidarsi ad altri strumenti. Ma loro mi guardano straniti».

Secondo il capitano Mercadante: «A Napoli le truffe al bancomat sono rare. Ma decisivi sono gli sportellisti che ci chiamano appena notano qualcosa di anomalo. Ma l'unica forma di prevenzione è l'informazione. Consigli come non aprite la porta agli sconosciuti oppure mettere la mano sulla tastiera mentre si digita il Pin al bancomat, possono essere salvifici».

Intanto, per mesi i funzionari dell'Abi hanno girato le prefetture d'Italia per incontrare e confrontarsi con le forze dell'ordine. A Torino l'Unicredit ha organizzato corsi di formazione con i poliziotti per i suoi dipendenti. Il comune di Portici, nel napoletano, ha istituito un apposito nucleo investigativo di sicurezza sociale. «Noi», conclude il comandante della compagnia Vomero, «andiamo dai parroci soprattutto in periferia e in provincia e alla fine della messa domenicale del mattino, quella più frequentata, organizziamo lezione per svelare le ultime truffe e insegnare come difendersi».
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