Direttore di banca suicida 10 anni fa
Il Fisco gli chiede i redditi del 2002

Direttore di banca suicida 10 anni fa Il Fisco gli chiede i redditi del 2002
di Olivia Bonetti
Mercoledì 2 Novembre 2016, 14:33 - Ultimo agg. 22:08
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DOMEGGE DI CADORE - L'ha fatta finita 10 anni fa: è sfuggito così al procedimento penale che era in corso, ma non alle tasse. Sì perché l'Agenzia delle Entrate non si è data per vinta: non ci sta a perdere nell'accertamento sull'Irpef del 2002, neanche se il contribuente è morto.
Una storia terribile che prende origine da una tragedia. È quella di Fabio De Martin, il direttore di banca di Domegge, morto suicida nella sua casa di San Vito di Cadore, a 34 anni, nel gennaio 2006. In preda a una tremenda depressione portò con sé anche il padre Erminio, 77 anni, che uccise, prima di togliersi la vita, con una fucilata. 
Il ciclone che lo ha trascinato nel baratro era scoppiato nel 2004 quando Fabio De Martin, allora direttore della filiale di Domegge della Banca dell'Alto Adige venne rimosso. Secondo l'indagine che era in corso il direttore avrebbe svolto, all'insaputa dell'Istituto di appartenenza, attività di investimento di rilevanti somme di clienti. Ebbene ora l'Agenzia delle Entrate vuole le tasse (l'Irpef in particolare) sulle commissioni
Insomma, una storia che ha dell'incredibile. Il procedimento penale che si era instaurato dopo la denuncia dell'istituto di credito, per truffa e violazione del testo unico della legge sulla banca e sull'intermediazione finanziaria, si è chiuso con la morte del reo. Non si è mai dimostrato in un'aula di giustizia che il direttore avesse effettivamente fatto quegli investimenti. È arrivato a termine invece l'accertamento della Guardia di Finanza che aveva ricostruito che nel 2002 sarebbero stati 3 milioni 297mila 396 gli euro investiti dal direttore. Così in sede di accertamento era stato rideterminato il reddito, presumendo l'avvenuta percezione da parte del direttore di compensi a titolo di commissioni in misura pari all'1,5% del capitale investito. Insomma 494mila euro circa, sui quali l'Agenzia delle Entrate vuole le tasse dagli eredi.
Non si è fermata neanche dopo l'annullamento dell'avviso di accertamento sentenziato dalla Commissione Tributaria regionale di Venezia (in secondo grado in riforma della sentenza della Commissione tributaria di Belluno). L'Agenzia delle Entrate è arrivata fino alla Cassazione ottenendo, con sentenza di qualche settimana fa, l'accoglimento del ricorso. Ora il caso torna alla Tributaria Regionale di Venezia-Mestre in diversa composizione che deciderà, ancora una volta, su quelle tasse non versate.
Intanto l'eredità di De Martin, a 10 anni dalla morte, resta ancora giacente.
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