Il “crepacuore” delle donne pericoloso come l'infarto

Il “crepacuore” delle donne pericoloso come l'infarto
Lunedì 28 Settembre 2015, 18:47 - Ultimo agg. 1 Ottobre, 18:31
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Battezzata con una espressione che non lascia spazio a fraintendimenti, la sindrome del crepacuore che colpisce in 9 casi su 10 le donne ha dato prova di essere molto più pericolosa di quanto si pensasse: uccide come l'infarto, avevrtono i acrdiologi dell università Cattolica Policlinico Gemelli di Roma. In prima fila tra gli autori dello studio mondiale sulla sindrome di Takotsubo pubblicato sul New England Journal of Medicine che apre ora la strada a nuove cure.



Dietro al termine un po' misterioso, utilizzato per raccontare lo struggimento di eroine da romanzo, c'è una maalttia insidiosa e sempre più conosciuta, disegnata negli ultimi anni proprio dai ricercatori italiani.



La notizia arriva in coincidenza con la Giornata mondiale del cuore, il 29 settembre, che prevede iniziative di prevenzione e informazione in tutto il mondo a favore della prevenzione.



Nota come sindrome di Takotsubo (oppure cardiomiopatia da stress): l'apica del cuore è come se si bloccasse e non si contraesse più. Il sangue fa più fatica ad essere espulso dal ventricolo sinistro, così il cuore presenta una forma inconfondibile con il collo sottile, ricordando un vaso usato in Giappone come trappola per polpi, chiamato, appunto “Tako-tsubo”.



«Le alterazioni del microcircolo coronarico hanno un ruolo fondamentale in molte malattie cardiovascolari ed in particolare, come da noi recentemente dimostrato, nella sindrome di Takotsubo» spiega Filippo Crea, direttore del dipartimento di Scienze cardiovascolari del policlinico universitario Gemelli, capofila dello studio insieme a Leda Galiuto professore aggregato alla Cattolica e cardiologa presso lo stesso dipartimento.



Quello pubblicato è il primo studio internazionale sulla sindrome di Takotsubo e ha coinvolto complessivamente 26 centri di 9 paesi tra Europa e Usa. Fra i centri la Mayo clinic di Rochester, l'università di Zurigo e l'Oxford university. Sono stati studiati 1750 pazienti.



La sindrome si manifesta come un infarto, con sintomi come il dolore al petto o affanno improvviso, si associa ad alterazioni dell'elettrocardiogramma, ma al momento della coronarografia d'urgenza, eseguita per sospetto infarto, le coronarie risultano sorprendentemente normali, senza restringimenti. Il cuore, però, mostra un'alterazione della forma che diventa a palloncino.



«Oggi - aggiunge la cardiologa - questo studio chiarisce che, nonostante le disfunzioni microvascolare e miocardica tipiche della sindrome da crepacuore siano reversibili, la prognosi per questi pazienti è simile a quella dei pazienti con infarto».
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