Firenze, in tre restano in cella:
«Vivete a Napoli, no ai domiciliari»

Firenze, in tre restano in cella: «Vivete a Napoli, no ai domiciliari»
di Leandro Del Gaudio
Sabato 21 Ottobre 2017, 00:00 - Ultimo agg. 16:07
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Restano in carcere, non ottengono il beneficio degli arresti domiciliari, per un ragionamento fin troppo chiaro: «Vivono a Napoli, città ad alta densità criminale, nella quale il carattere saltuario dei controlli di polizia non sarebbe idoneo ad evitare il concreto pericolo di evasione, considerata anche l’elevata abilità degli indagati nel celare la propria reale identità». 

Parole che non vengono scritte da un sociologo alle prese con gli stereotipi di sempre su Napoli e sulle tante forme di illegalità diffusa, ma da un giudice del Tribunale di Firenze. Parole messe nero su bianco, nell’ambito di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte del gip fiorentino Paola Belsito, che ha firmato gli arresti di tre cittadini dello Sri Lanka, residenti in pieno centro storico e indagati per un reato che avrebbero commesso nel capoluogo toscano. 

Incensurati ma accusati di ricettazione di carte di credito e documenti di identità, con cui i tre cingalesi avrebbero provato ad acquistare in un negozio di telefonia due smartphone di ultima generazione, attraverso un giochetto anche abbastanza elementare nel suo genere: avrebbero - secondo l’accusa - provato a cambiare documenti e carte di credito tra il primo e il secondo acquisto in modo da portare a casa un telefonino di ultima generazione. Parliamo di oltre mille euro. Un reato di quelli che ne vedi a decine in un’aula di Tribunale, tra direttissime e sezioni ordinarie, che finisce al centro di una storia che diventa degna di nota proprio per le parole usate dal giudice nel motivare l’ineluttabilità degli arresti. 

Fossero vissuti a Bolzano, a Treviso, magari a Siena o nella verde Umbria, quei tre presunti malviventi di basso profilo oggi avrebbero ottenuto gli arresti domiciliari o un meno grave obbligo di dimora. E invece no, c’è Napoli con la sua «alta densità criminale» conosciuta in tutto il mondo, ma anche il «carattere saltuario dei controlli di polizia» che per la verità è un argomento decisamente più opinabile: espressione che difficilmente potrà suonare come lusinghiera alle orecchie del Questore e del comandante provinciale dei carabinieri, frase tutt’altro che gratificante per chi quotidianamente è alle prese con la cattura di boss, killer, affiliati alla camorra o semplici delinquenti seriali. 


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