Aborto, scoppia la bufera
per i ginecologi non obiettori

Aborto, scoppia la bufera per i ginecologi non obiettori
di Carla Massi
Giovedì 23 Febbraio 2017, 08:42 - Ultimo agg. 13:45
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ROMA Un anno fa, al San Camillo di Roma, il bando per assumere due medici non obiettori destinati a Ostetricia e ginecologia. Un concorso specifico per due sanitari garanti di applicare la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. Per la prima volta in Italia vengono richiesti dirigenti «blindati», con caratteristiche etico-professionali precise.

Un anno dopo, a pochi giorni dall'entrata in servizio dei due medici (sarà il 1 marzo), l'ospedale viene accusato di aver violato la legge. Dalla Chiesa e dal ministero della Salute. «La decisione di impedire l'obiezione di coscienza - stigmatizza Carmine Arice, direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei - snatura l'impianto della 194 che non aveva lo scopo di indurre all'aborto ma prevenirlo. Il numero degli obiettori risulta sufficiente per coprire la domanda». Da qui, il dubbio sulla legittimità della modalità del concorso approvato dalla Regione Lazio.
Prende le distanze dalla scelta dei vertici dell'ospedale romano anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «La legge non prevede questo tipo di selezione. Prevede invece la possibilità, qualora una struttura abbia problemi di fabbisogno, per quanto riguarda singoli specifici servizi, di poter chiedere alla Regione di attingere anche in mobilità da altro personale».

Un concorso annunciato diventa un caso proprio quando, nel reparto, stavano per essere coperti i due posti vacanti da tempo. Una formula, quella del San Camillo, che oggi il presidente della Regione Nicola Zingaretti, difende senza mezzi termini. Assicurando che nel Lazio l'obiezione di coscienza è garantita al 100%. E che quei due posti sono destinati in un servizio «finalizzato ad operare richieste di interruzione di gravidanza». Si stupisce, ora che il bando si è concluso, il direttore generale del San Camillo Fabrizio D'Alba. Sostenendo che la richiesta di figure specifiche, potrebbe essere un «elemento di trasparenza».

La dirigenza dell'ospedale, con questo tipo di concorso, voleva inoltre evitare il rischio, come è accaduto in passato, di un inaspettato ripensamento da parte dei medici assunti. Di una successiva scelta verso l'obiezione di coscienza quando, al momento del contratto, si erano dichiarati non obiettori.

Nel Lazio, come in Basilicata, Campania, Sicilia e Molise, il numero degli obiettori supera l'80 per cento dei ginecologi pubblici. La media nazionale è del 70%. Era il 69.3% nel 2010 e 2011, il 69.6% nel 2012 e dal 2013 la cifra si è attestata sul 70%. Le percentuali più basse in Toscana (29%) e a Trento (31%).

La vera «rivoluzione», negli ultimi anni, si è avuta nella diminuzione delle interruzioni di gravidanza. Nel 1983 si era arrivati a 233.976, nel 2013 a 102.760 e nel 2014 gli interventi sono scesi sotto a 97.535. In 30 anni le interruzioni sono scese di 131.216 unità e, di ginecologi non obiettori se ne contano 117 in meno. Numeri riportati nella Relazione al Parlamento sulle interruzioni di gravidanza che secondo il ministro della Salute, Lorenzin, garantiscono l'applicazione della legge 194.