Il terrorismo raccontato ai bambini:
vedi, in tanti posti la guerra non c'è

Il terrorismo raccontato ai bambini: vedi, in tanti posti la guerra non c'è
di Ebe Pierini
Mercoledì 24 Maggio 2017, 08:50
3 Minuti di Lettura
Il fumo, il sangue, i corpi senza vita delle vittime, la folla che fugge, i feriti da soccorrere, le sirene delle autoambulanze, il dispiegamento delle forze dell'ordine. Sono le immagini che dominano su tutti i teleschermi ogni volta che avviene un attentato. Come accaduto lunedì sera quando un kamikaze si è fatto esplodere, a Manchester, al concerto della pop star Ariana Grande, uccidendo teenager e bambini. Scene drammatiche che irrompono prepotentemente scardinando il palinsesto televisivo anche mentre i più piccoli stanno guardando i cartoni animati. Che impatto hanno su di loro le immagini della morte in diretta per mano di jihadisti che minacciano il nostro senso di sicurezza e colpiscono il cuore della nostra vita sociale? Come spiegare il terrorismo ai bambini e ai ragazzi cercando di placare le loro ansie e le loro paure e di rispondere alle loro domande? 

Per rassicurare un bimbo può essere utile prendere un mappamondo, farlo girare e fermare il dito su un punto a caso della sfera. Si legge il nome di quella parte del mondo e gli si fa notare che le persone che vivono lì in quel momento non stanno vivendo un attentato terroristico. Si può ripetere più volte l'esperimento per rasserenarlo. A suggerirlo è Alberto Pellai nel libro Parlare di Isis ai bambini, edizioni Erickson. I volti allarmati dei famigliari che commentano, in preda alle emozioni, quanto accaduto, dopo un attentato o di fronte alle uccisioni perpetrate dai boia dell'Isis, possono trasmettere un senso di allarme e di paura. «Un adulto spaventato diventa un adulto spaventante - spiega Pellai - Occorre aiutare i bambini a non rimanere travolti da emozioni intense e negative in occasione di eventi così acuti e imprevisti connotati da un alto tasso di drammaticità, violenza, morte. I genitori o gli insegnanti hanno il compito di comunicare ai più piccoli che loro sanno tenere il comando della situazione, che di fronte a un'emergenza sono in grado di regolarsi emotivamente e contenere l'ansia e la paura». I più piccoli non riescono a contestualizzare gli eventi raccontati dalla televisione in un tempo e in un luogo. Per questo quando sono spaventati devono essere avvolti nell'abbraccio tranquillo e protettivo dell'adulto di riferimento il quale, a sua volta deve mantenere la calma e trasmetterla attraverso il tono della voce, la postura del corpo, l'espressione del volto. «Un bambino che sente parlare della guerra e che vede in televisione scene di distruzione operate dalle armi potrà per molte notti svegliarsi per verificare se mamma e papà sono sani, vivi e ancora presenti nella sua casa prosegue Pellai Deve avere la certezza di trovarsi in un luogo sicuro con vicino persone che lo possono rassicurare, confortare e soprattutto che si occupano e preoccupano di proteggerlo in ogni situazione in cui può sentirsi minacciato o impaurito». 

«È molto difficile parlare di terrorismo ai ragazzi», conferma Tahar Ben Jelloun, autore de Il terrorismo spiegato ai nostri figli, edito da La Nave di Teseo, scritto a quasi vent'anni di distanza da Il razzismo spiegato a mia figlia che fu un successo mondiale e vendette 2 milioni di copie. «I bambini vanno aiutati ad accettare il reale, con tutto ciò che questo ha di imprevisto e insopportabile spiega - Per realizzare questi obiettivi, servono pazienza e pedagogia, andando al di là dell'emozione, per arrivare all'essenziale, ai fatti». 


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