Immigrato senza biglietto: «Scendi».
Ma a processo finisce il capotreno

Immigrato senza biglietto: «Scendi». Ma a processo finisce il capotreno
Domenica 4 Dicembre 2016, 10:46 - Ultimo agg. 19:38
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FELTRE - Capotreno chiede il biglietto a un passeggero nigeriano che però si rifiuta di esibirglielo. Segue uno scambio di battute e poi, col reiterarsi del rifiuto, il dipendente di Trenitalia - un 50enne trevigiano - lo fa scendere alla stazione successiva. Lo ha accompagnato ai binari dove gli ha appoggiato i bagagli. Proprio per questo oggi si trova lui ad essere a giudizio, in tribunale, per violenza privata.

I fatti risalgono a due anni fa. Dopo averlo fatto scendere il capotreno dopo aver allontanato l'uomo avrebbe anche spostato i suoi bagagli. Poi, successivamente sarebbe nato un diverbio tra due dopo che il passeggero nigeriano si era recato a obliterare il biglietto per poter risalire a bordo. Quindi l'arrivo dei Carabinieri e l'inevitabile ritardo del treno. 

«Al capotreno che si trova alla sbarra per violenza privata solo per aver fatto il proprio lavoro va la mia solidarietà. Non voglio entrare nel merito della vicenda giudiziaria, ma sarà mio compito interpellare Trenitalia e i Ministeri competenti, Viminale e Trasporti in primis. Occorre fare chiarezza e non lasciare da soli dei lavoratori che spesso si trovano in situazioni pericolose». A dirlo è il senatore Giovanni Piccoli a commento della notizia, riportata da «Il Gazzettino», del capotreno trevigiano accusato in Tribunale a Belluno di violenza privata per aver fatto scendere dal treno - nella tratta Feltre - Montebelluna - un uomo nigeriano che si era rifiutato di esibire il biglietto, poi risultato non obliterato.

«Fatti come questi creano sconcerto perché si dà l'impressione che chi fa il proprio dovere non venga tutelato. Penso, al di là del procedimento legale, che la stessa Trenitalia debba non lasciare solo il proprio dipendente e che, più in generale, si studino delle soluzioni per rendere più facile e sicura la vita di chi lavora nelle stazioni e nei treni, dove spesso si creano situazioni di disagio e pericolo». «Da parte mia, partendo da questo caso paradossale, chiederò chiarezza a Ministero e Trenitalia. Casi come questi non devono passare inosservati», conclude Piccoli.

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