Ravenna. Infermiera esulta davanti alla paziente morta: confermato il licenziamento | Foto

Ravenna. Infermiera esulta davanti alla paziente morta: confermato il licenziamento | Foto
Mercoledì 21 Gennaio 2015, 18:16 - Ultimo agg. 18:18
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L'avevano vista correre in ospedale mentre spingeva una barella con una paziente defunta e canticchiava. Un episodio finora mai emerso quello attribuito all'ormai ex infermiera Daniela Poggiali e riferito in mattinata dall'avvocato dell'Ausl ravennate Carlo Zoli davanti al giudice del Lavoro Roberto Riverso.



Il legale, a sostegno della conferma del licenziamento, ha anche elencato quelli che ha definito «i precedenti» come la somministrazione arbitraria di sedativi e di lassativi a pazienti oltre ai due procedimenti aperti per vari furti in corsia. «Chi è di noi - ha quindi chiesto al giudice riferendosi alla 42enne - che farebbe ricoverare un paziente in una struttura nella quale agisce lei?».



Ha poi definito i due scatti nei quai la donna esulta in posa accanto a una paziente appena deceduta un «fatto di gravità enorme» dato che «i pazienti hanno diritto di essere assistiti da un'infermiera che non ride se muoiono». Oltre alla 42enne, il legale, per dissipare i dubbi su eventuali intenti persecutori ad personam, ha ricordato che l'Ausl ha licenziato anche la giovane collega - la oss Sara Pausini, che aveva materialmente realizzato gli scatti con il suo cellulare: «Stanno scadendo i 180 giorni», termine massimo per impugnare il provvedimento, «e non mi risulta che abbia ancora presentato ricorso». L'avvocato ha infine chiesto la condanna della parte per lite temeraria per avere tentato di dimostrare che la paziente fotografata non era in realtà ancora morta: «È la prima volta in 30 anni che lo faccio», ha precisato.



Il furto di 10 euro a una paziente non c'è stato. E quelle foto, sebbene «indubbiamente inquietanti e sgradevoli in qualsiasi contesto», da sole non bastano a licenziare un'infermiera ma al massimo a farle avere una sanzione disciplinare conservativa, cioè mantenendo il posto. L'avvocato Stefano Dalle Valle ha così sintetizzato davanti al giudice del Lavoro i motivi per i quali l'a 42/enne ex infermiera Daniela Poggiali dovrebbe essere re-integrata. Ha anche sottolineato che, almeno secondo quanto riferito dalla Poggiali, era stata la collega Sara Pausini a chiederle di scattarle foto in divisa vicino alla paziente deceduta tanto che al momento di inviarglieli, corredò gli scatti con una dedica esplicita in dialetto romagnolo («Ciao S-ciupeda!», «ciao scoppiata» in senso positivo) alla quale l'altra aveva risposto con «Brr.... la vita e la morte mmmm».





«La Poggiali - ha spiegato il suo legale - avrebbe in fondo potuto farsi un selfie con il proprio cellulare». In tutti i casi, si tratta di «un episodio non sufficiente a legittimare un licenziamento». Per quanto riguarda il furto di una decina di euro dell'autunno 2013 a una paziente - l'altra contestazione disciplinare che ha portato all'allontanamento della 42enne -, il legale ha precisato che non è mai avvenuto e che inoltre non esiste ancora nessun pronunciamento del giudice penale. Qui il giudice del Lavoro ha ricordato che «o si tratta di un furto dimostrato o si sospende in attesa del penale». All'intera discussione ha partecipato il compagno della Poggiali a tratti visibilmente commosso. La 42enne, da ottobre in carcere a Forlì, invece non c'era.



Il giudice del lavoro si è riservato infine la decisione sulla richiesta di reintegro formulata dall'ex infermiera 42enne Daniela Poggiali, allontanata a luglio dall'Ausl per due foto che si scattò a fianco di una paziente morta e finita in carcere a ottobre con l'accusa di avere ucciso una degente dell'ospedale di Lugo, nel Ravennate, con un'iniezione letale di potassio.



Al termine della discussione il compagno Luigi Conficconi, commosso, ha per la prima volta parlato con i giornalisti. «Daniela sta bene - ha detto della fidanzata chiamandola la mia tedescona - è forte, va in chiesa tutti i giorni, porta i pasti alle altre detenute e il mio avvocato sta facendo di tutto per riportarla a casa.
Sono fiducioso nella magistratura».