Intercettazioni, le linee guida:
il Csm non frena, decide il pm

Intercettazioni, le linee guida: il Csm non frena, decide il pm
di Gigi Di Fiore
Sabato 30 Luglio 2016, 08:28 - Ultimo agg. 18:05
3 Minuti di Lettura

Con un solo astenuto, il plenum del Csm ha approvato le linee guida sulle intercettazioni telefoniche, proposte dalla settima commissione. Relatori i magistrati napoletani Francesco Cananzi e Antonello Ardituro, con la consigliera laica Paola Balducci.

Ribadita l'importanza delle intercettazioni come fonte di prova essenziale nelle indagini giudiziarie. Confermato anche il ruolo-guida del pm nella sua qualità di gestore principale delle inchieste. Proprio al pm viene assegnato il primo compito di selezionare il materiale registrato dalla polizia giudiziaria. Si legge infatti nel documento del Csm: «Appare centrale il ruolo del pm che, nel trattamento dei dati sensibili, potrà operare una prima selezione delle intercettazioni, dando direttive sul punto alla polizia giudiziaria, affinché proceda alla trascrizione in sunto o ne annoti solo la mera indicazione dei dati estrinseci».

La delibera del Csm tiene conto delle circolari diffuse da almeno 19 Procure in tutt'Italia. E il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, precisa: «Non vogliamo né anticipare, né condizionare il legislatore. Ritengo però che il legislatore farebbe cosa saggia ad attingere ai principi delineati nel documento».

Dalla selezione delle registrazioni, scaturiranno le indicazioni successive del pm che devono attenersi a «sobrietà contenutistica, eventualmente valutando se omissare, nelle conversazioni comunque rilevanti, i riferimenti a cose o persone, se non strettamente necessari, dandone conto con adeguata motivazione», si legge nel documento del Csm. Insomma, una grande responsabilità, che assegna al magistrato dell'accusa un carico maggiore di lavoro nelle singole indagini. Molta autonomia, ora delegata agli investigatori, troverà un freno nel preventivo ascolto dei sostituti procuratori.

Nella delibera approvata dal plenum non si trascura l'ipotesi dell'udienza stralcio, per stabilire le conversazioni da distruggere e quelle irrilevanti, con la partecipazione dei difensori. Ma, per evitare ulteriori prolungamenti delle indagini e aggravi di lavoro ai giudici dei tribunali, il ricorso all'udienza dovrebbe esserci solo in casi da stabilire. Ma qualche suggerimento viene fornito dal Csm: nessuna trascrizione per le conversazioni «casuali» con interlocutori parlamentari, ma solo indicazioni nei brogliacci; divieto di diffusione di conversazioni di indagati con i loro avvocati, o con medici e sacerdoti sentiti nell'esercizio delle loro funzioni».

Ma su un punto il pensiero del Csm è chiaro: le intercettazioni sono strumento investigativo molto importante. E si legge nel documento, senza equivoci: «Va ribadito con decisione che il rimedio alla divulgazione non può essere rappresentato dalla riduzione dell'area operativa del mezzo di ricerca della prova di esame, che è indispensabile per le investigazioni».

Neanche ridurre le conversazioni registrate ad un semplice sunto nei provvedimenti giudiziari può essere strada praticabile, aggiunge il Csm.

E ne spiega il motivo: «Il rischio è di ridurre la genuinità della prova scaturita dalla conversazione intercettata». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA