«Isis, per l'Italia rischio
concreto di attentati»

«Isis, per l'Italia rischio concreto di attentati»
di Valentino Di Giacomo
Martedì 28 Febbraio 2017, 08:36 - Ultimo agg. 16:26
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«Sempre più concreto il rischio che soggetti radicalizzati in casa decidano di non partire verso la Siria e l'Iraq decidendo di compiere il jihad direttamente in territorio italiano». A confermare l'incremento della possibilità di attentati da parte dell'Isis nel nostro Paese è la relazione annuale dell'intelligence inviata ieri al Parlamento. Nel documento di 124 pagine redatto dal Dis il Dipartimento di informazione per la sicurezza sono contenute le principali minacce a cui è esposta l'Italia. Non si parla solo di terrorismo, ma anche dell'emergenza migranti, della salvaguardia degli interessi nazionali sul fronte economico, delle attività illecite portate avanti dalle mafie, del sovversivismo di matrice anarchica.

Un'ampia parte è poi tutta dedicata alla cybersecurity confermando l'importanza crescente del costante monitoraggio della sicurezza informatica nazionale messa sempre più a dura prova dai continui attacchi hacker degli ultimi tempi. Eppure l'Isis rappresenta ancora una minaccia preponderante nonostante la costante perdita di influenza in Medio Oriente. Anche a causa delle ripetute sconfitte sul campo il Daesh attira sempre di meno i foreign fighters provenienti dall'Europa. Ma questa non necessariamente rappresenta una buona notizia perché un tracollo dell'Isis in Siria e in Iraq, secondo i servizi, potrebbe determinare «non solo uno spostamento di combattenti in altri teatri di jihad, ma anche un rientro nei Paesi di provenienza di mujaheddin di origine europea e delle rispettive famiglie». Del resto viene sottolineato nella relazione del Dis l'Italia e il Vaticano rappresentano degli obiettivi dichiarati da parte dei jihadisti. Anche se gli 007 tengono a sottolineare i recenti «successi intangibili» del dispositivo nazionale di prevenzione dimostrati dal pacifico svolgimento di Expo e Giubileo. Ma il pericolo di attentati potrebbe essere alimentato anche da quella che viene definita «un'incessante ondata migratoria», con semplici migranti che a causa della disillusione delle aspettative nutrite nei confronti dell'Italia potrebbero correre il rischio di «possibili derive islamico-radicali. Soprattutto la Libia viene spiegato è ormai diventato l'hub principale per il passaggio di migranti verso il nostro Paese. Tra questi esistono «ripetute segnalazioni di minaccia sul possibile transito di estremisti in area Ue», anche se fino a ora non sarebbe emersa una chiara strategia dell'Isis nell'inviare sistematicamente in Italia delle proprie cellule attraverso i barconi. Viene però specificato che proprio l'Italia potrebbe costituire una via di fuga verso l'Europa da parte dei militanti del Califfato che scappano dai teatri di guerra oppure che il nostro Paese possa essere utilizzato come base per attività occulte di propaganda, proselitismo e approvvigionamento logistico.

Ampio spazio è stato riservato poi al monitoraggio della minaccia cibernetica che ha evidenziato un costante trend di crescita in termini di sofisticazione, pervasività e persistenza a fronte di un livello non sempre adeguato di consapevolezza in merito ai rischi che corriamo. I Servizi sottolineano che dietro gli attacchi degli hacker ci sarebbero alle spalle «attori statali ostili».

A confermare che altri Stati potrebbero avere interesse di spiare e rubare informazioni sensibili riguardanti la sicurezza del nostro Paese come accaduto negli ultimi anni ai pc della Farnesina. «Alle minacce alla sicurezza - ha spiegato il premier Gentiloni - non si risponde chiudendosi ma accettando la sfida. Più sicurezza non vuol dire meno libertà». Mentre il direttore del Dis, Pansa, ha sottolineato nel presentare la relazione che «il contrasto al terrorismo, la sicurezza delle frontiere e garantire lo sviluppo della crescita economica sono fra i temi che ci hanno occupato principalmente».