Isis, web in italiano:
«Colpire dovunque»

Carovana combattenti dell'Isis
Carovana combattenti dell'Isis
di Valentino Di Giacomo
Domenica 23 Luglio 2017, 13:45
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Dopo le sconfitte inflitte sul campo nei territori prima occupati dall'Isis in Siria e Iraq, l'intelligence e la polizia italiana sono a lavoro per bloccare sul nascere ogni tentativo di ritorsione da parte dei combattenti islamici nel nostro Paese. Il pericolo di ritorsioni esiste e lo dimostrano le conversazioni intercettate dai nostri 007 sul web monitorando i canali di comunicazione utilizzati dagli jihadisti. Un recente report del nostro comparto intelligence è riuscito a rintracciare alcune pagine di propaganda dell'autoproclamato Stato Islamico che inneggiavano al jihad in lingua italiana. «Colpire in ogni luogo, con ogni arma era scritto in uno di questi proclami - allo scopo di causare il maggior danno possibile al nemico». In un altro testo rintracciato si legge che «il sangue dei miscredenti per voi è lecito, quindi versatelo».

Le comunicazioni sono dirette in particolar modo ai potenziali lupi solitari. Sono cittadini, alcuni di questi anche apparentemente integrati, che vivono in Italia e in altri Paesi europei e che possono convertirsi alla «guerra santa» in tempi molto rapidi. «I musulmani che attualmente vivono nella Dar al-Kufr (casa dei miscredenti ndr) era scritto su uno dei canali della propaganda Isis più frequentati - devono ricordarsi che il sangue degli occidentali è come quello degli animali sgozzati e quindi uccidere loro è una forma di adorazione verso Allah, il Signore, il Re ed il Dio del genere umano. Questo include l'uomo d'affari che va a lavorare in taxi, i giovani adulti (che hanno già superato la pubertà) impegnati in attività sportive nel parco ed i vecchi che attendono in fila di comprare il panino e anche versare il sangue del miscredente che vende fiori in strada alla gente che passa». Il messaggio finale fa tremare i polsi perché secondo i reclutatori «infondere il terrore nei cuori di tutti i miscredenti è un dovere dei musulmani».
Il lavoro di monitoraggio del web viaggia in parallelo con le varie operazioni d'individuazione dei foreign fighter di ritorno, quei combattenti che negli ultimi anni sono partiti dall'Occidente per unirsi al Califfato islamico. Ieri il quotidiano britannico Guardian ha diffuso la notizia, rilanciata con grande risalto dai media di mezzo mondo, che l'Interpol nei mesi scorsi aveva pubblicato lo scorso 27 maggio un elenco contenente i nomi di 173 combattenti dell'autoproclamato Stato islamico pronti a ritornare in Europa per compiere attacchi suicidi e attentati eclatanti. Tra questi non compare nessun jihadista italiano, né ci sarebbe alcun caso di combattenti transitati nel nostro Paese. La nota dei potenziali terroristi è stata trasmessa dall'Fbi statunitense.

Fonti interne a Interpol contattate da Il Mattino spiegano che quel rapporto di ormai due mesi fa esiste, ma si tratta solo e semplicemente di uno dei tanti numerosi report che ci si scambia tra le varie agenzie di sicurezza per aggiornare il database contenente i potenziali jihadisti e i foreign fighter. In pratica si tratta di un'attività di routine. Un'opera di aggiornamento degli elenchi internazionali che funziona grazie agli agenti dei servizi di sicurezza inviati nei territori di guerra. Questi ultimi raccolgono le informazioni e poi le inviano alle proprie centrali operative, notizie che vengono poi immesse nei database internazionali dove avviene lo scambio di dati tra le principali agenzie d'intelligence e di polizia mondiale.

Secondo un report dell'Icct, il Centro internazionale contro il terrorismo dell'Aja, pubblicato a dicembre scorso, nella banca dati dell'Europol, a partire da luglio 2016, sono stati registrati 7.500 nomi di sospetti foreign fighter provenienti da 60 paesi. E 5mila di questi (secondo una stima teorica) potrebbero far ritorno nella sola Europa. I principali «produttori» di combattenti sono Belgio, Russia, Tagikistan, Francia e Paesi Bassi. Le posizioni di 3mila di questi soggetti, inoltre, sarebbero già state verificate. In questi anni si ritiene siano stati invece poco più di 100 gli jihadisti partiti dall'Italia verso la Siria e l'Iraq, 18 di questi sarebbero già morti in battaglia o risulterebbero dispersi. L'ultimo elenco di foreign fighter italiani consta di 74 persone dei quali è ipotizzabile attendere un possibile ritorno nel nostro Paese. Alcuni di questi come tutti i combattenti anche di altre nazionalità sono stati già individuati dagli 007 dei diversi servizi di sicurezza mondiali che operano nei territori dell'Isis. In pratica la lista citata dal Guardian sarebbe solo una minima parte di tutta la mole di informazioni e profili raccolti.

L'Italia è poi l'unica polizia ad essere dotata di una sala operativa capace di operare 24 ore su 24 tutti i giorni della settimana. Si tratta della centrale di Europol che si trova a Roma nei pressi di Cinecittà dove le informazioni vengono raccolte, elaborate e trasmesse a tutte le forze dell'ordine sull'intero territorio nazionale in tempo reale. Un dispositivo all'avanguardia ed invidiato da tante polizie del resto del mondo perché in caso di emergenza è in grado di poter operare in tempi immediati. Molte altre centrali operative di Europol non hanno invece gli stessi tempi di reazione perché la maggior parte lavorano soltanto negli orari d'ufficio vanificando così un rapido intervento in situazioni di crisi come ad esempio dopo un attentato.
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