L'Italicum supera anche l'ultimo traguardo: la firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un ultimo step grazie al quale la nuova legge elettorale viene ora promulgata.
La notizia arriva nel pomeriggio, dopo che la firma apposta anche dal premier nel corso della mattina era stata accompagnata dal plauso della stampa
estera e, soprattutto, dalle parole di incoraggiamento di importanti agenzia di rating come Moody's e Fitch.
«E' un passo avanti nel percorso delle riforme istituzionali e strutturali intrapreso dall'Italia e nel medio termine rafforzerà il profilo di credito del paese riducendo i rischi politici che gravano sulle politiche economiche e di bilancio», è il giudizio di Fitch secondo la quale «gli ultimi dati indicano che l'Italia quest'anno uscirà finalmente dalla sua profonda recessione». In una nota di commento, che non implica alcuna azione sul rating, anche Moody's segnala come l'approvazione della riforma elettorale sia «credit positive», abbia cioè un impatto positivo sul merito del credito, «se accompagnata dalla riforma del Senato».
Dall'estero. Un riconoscimento che fa il paio con i giudizi, per lo più positivi, della stampa estera.
Napolitano. Plaude al risultato raggiunto anche l'ex Capo dello Stato. «Credo sia stato un raggiungimento importante», approvare la riforma «era indispensabile» dice Giorgio Napolitano. Quanto al nuovo Presidente della Repubblica, la firma è arrivata, ovviamente, senza alcun commento da parte dell'inquilino del Colle. Nonostante le speculazioni di qualcuno in ambienti parlamentari si fa notare che l'ok è arrivato in tempi tutt'altro che frettolosi, considerato che l'articolato della riforma, identico a quello uscito dal Senato, era da tempo a conoscenza di Sergio Matterella e che sarebbe stato difficile ravvisarvi profili di «manifesta incostituzionalità». E ciò in considerazione del fatto che sia sotto il profilo delle liste bloccate che del premio sembrano oggettivamente superati i rilievi della Corte Costituzionale. Un giudizio diverso, peraltro, sarebbe potuto apparire come un tentativo del Presidente di sostituirsi in maniera preventiva ad una eventuale istruttoria successiva della Consulta. Infine, si nota, tra le valutazioni del Colle sarebbe rientrata anche quella relativa al rispetto nell'Italicum delle raccomandazioni europee in materia di riforme dei processi elettorali.
L'opposizione
Se la Lega insiste sul referendum sull'Italicum, Fi si divide, con Renato Brunetta pronto a imbarcarsi in questa battaglia mentre Altero Matteoli frena e punta al rilancio politico del centrodestra.
A chi vorrebbe fermarlo, il premier ribadisce la sua linea: «Avanti con la testa dura. A un certo punto basta compromessi: si decide», dichiara. E ribadisce che è pronto a farsi mandare a casa «anche domani» pur di non farsi frenare. Perchè, ribadisce con metafora a lui cara, è in corso un derby tra chi «fa l'elenco delle sfighe» e «si crogiola nella protesta», e chi «fa le cose» perchè pensa che la politica sia una «cosa seria» e non solo «sistemazione di poltrone».
La legge elettorale, rivendica Renzi, consegnerà «finalmente» all'Italia governi stabili, che si assumeranno la responsabilità di decidere. Grazie a quella legge una politica che prima faceva i «dibattiti per capire chi aveva vinto», ritrova la sua «dignità» e cancella l'onta «atroce» di una legge elettorale scritta dalla Consulta.