«L'ho visto ammazzare dal branco»
Il racconto choc della fidanzata
del 20enne ucciso per difenderla

"Perché è successo?". Le parole strazianti di Ketty, la fidanzata di Emanuele Morganti
"Perché è successo?". Le parole strazianti di Ketty, la fidanzata di Emanuele Morganti
Lunedì 27 Marzo 2017, 10:42 - Ultimo agg. 28 Marzo, 08:38
4 Minuti di Lettura

«C’ero. Ho visto tutto. L’ho visto ammazzare e per tutta la vita avrò il rimorso di non essere riuscita a fare niente». Con queste parole Ketty, fidanzata di Emanuele Morganti, il 20enne ucciso di botte da un gruppo di giovani.





Lei racconta al Corriere della Sera la tragica esperienza vissuta nella notte tra giovedì e venerdì al centro storico di Alatri, in provincia di Frosinone: «Era la prima volta che Emanuele prendeva la macchina del padre - spiega la ragazza - Ci teneva così tanto. Era tornato dal lavoro, aveva fatto la doccia ed eravamo andati in discoteca. Volevamo solo passare un venerdì sera con la musica e gli amici. Perché è successo? Cosa è successo? Perché non li hanno fermati? Non aveva fatto niente».

 



«È stato l’unico a non essere stato nemmeno sentito dai carabinieri - prosegue - Non sanno nemmeno dove sia, se n’è già andato». Si è parlato di una rissa, ma sia lei che gli amici non sono d'accordo. "«Ma quale rissa? Non c’è stata una rissa, era lui da solo. È stato preso dai buttafuori, ma non lo hanno buttato fuori. L’hanno rincorso». 





Il dolore sui social e nella cittadina del frusinate. Chiedono «giustizia» gli amici di Emanuele Morganti, il 20enne di Tecchiena, in Ciociaria, aggredito da un gruppo di giovani nella notte tra venerdì e sabato al centro storico di Alatri e morto dopo due giorni di agonia. «Un giorno ci rincontreremo. Ma ora giustizia» scrive un'amica sul suo profilo Facebook. «Non si può morire così» sottolinea un altro amico del ventenne.
 
 


E la foto di Emanuele, sorridente e spensierato, compare sui profili di diversi ragazzi della cittadina accompagnata dalla frase «riposa in pace» e dalla richiesta di giustizia. C'è chi ricorda i momenti trascorsi insieme, un'amicizia resa ancora più forte dalla stessa passione per la caccia. «Hai sempre portato quel sorriso stampato sul volto e quella risata unica. Bastava la minima cavolata per sentirci unici e stavamo bene così perché siamo cresciuti con la semplicità. Quella telefonata ogni domenica a 13.30 per darci l'appuntamento per andare a sparare. Fin da piccoli abbiamo condiviso la stessa passione, da una mazzafionda al fucile» ricorda un amico d'infanzia. E lo sconcerto per la notizia della morte di Emanuele è tanto nella frazione del comune di Alatri, alle porte della città di Frosinone.

 
 


«Non posso crederci, è una morte assurda», commenta un ragazzo che conosceva bene Emanuele. «Non si può morire così a venti anni», ripete un altro. «Speriamo che al più presto vengano individuati i responsabili e che sia fatta giustizia», dicono in molti. E c'è anche chi nella cittadina va oltre: «Pestato a sangue da un gruppo di ragazzi, sotto lo sguardo indifferente di persone. È stata una vile aggressione e altrettanto vile è stato il comportamento di chi ha assistito al pestaggio di Emanuele ma non s'è mischiato. Chi sa parli».




Proseguono, intanto, gli accertamenti dei carabinieri del comando provinciale di Frosinone sul pestaggio avvenuto, nella notte tra venerdì e sabato fuori da un circolo privato nel centro di Alatri: Emanuele Morganti, 20 anni, non ce l'ha fatta ed è morto ieri sera all'ospedale Umberto I di Roma dove era stato trasferito e ricoverato in terapia intensiva.
Al momento, a quanto si apprende, è al vaglio la posizione di alcune persone. A scatenare la furia del branco sarebbe stata una discussione tra il 20enne e un coetaneo che avrebbe infastidito la sua ragazza. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA