Latina, arrestato l'imprenditore Veneruso:
la Procura contesta la bancarotta fraudolenta

Alberto Veneruso
Alberto Veneruso
di Vittorio Buongiorno
Venerdì 30 Settembre 2016, 11:13 - Ultimo agg. 1 Ottobre, 13:15
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E' stato arrestato questa mattina a Napoli l'imprenditore Alberto Veneruso, 49 anni. I militari della guardia di finanza gli hanno notificato una ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, su richiesta del sostituto procuratore di Latina Marco Giancristofaro. I reati contestati siono due bancarotte fraudolente e l'appropriazione indebita. L'inchiesta era partita dopo la presentazione di un esposto da parte dei dipendenti nell'agosto 2014 che non avevano trovato in busta paga i rimborsi dovuti dopo la presentazione della dichiarazione dei redditi. Sono finiti ai domiciliari, a quanto risulta, anche la moglie dell'imprenditore Giuseppina Pica, 41 anni, e il commercialista napoletano poi divenuto manager dell'azienda pontina Giorgio Di Mare, 76 anni.

Al momento non si hanno ancora molti particolari sulla vicenda. La Procura ha contestato a Veneruso due bancarotte quelle per la AGW e la Alfer, l'emissione di  fatture per operazioni insesitenti, e le false dichiarazioni societarie.

La famigilia Veneruso è molto conosciuta a Latina e a Napoli ed è proprietaria tra l'altro della Aviointeriors, la società che produce sedili per aerei nello stabilimento di Tor Tre Ponti a Latina, e del centro commerciale «GranGusto», supermercato gourmet in via Marina a Napoli.

Le indagini, delegate dal sostituto procuratore Marco Giancristofaro alla Guardia di Finanza, si sono sviluppate, a partire dal 2014 dopo l'apertura di un fascicolo aperto sul fallimento di due società in relazione alle ipotesi di bancarotta fraudolenta. Tredici le persone indagate tra amministratori e componenti dei collegi sindacali.

«L’attività ha consentito di accertare - si legge in una nota delal Finanza - che due soggetti, Alberto Veneruso e il suo commercialista Giorgio Di Mare con studio a Napoli hanno posto in essere una lunga serie di articolate operazioni societarie (scissioni, cessioni d’aziende o rami d’azienda e dei beni immobili) che hanno portato al fallimento delle due società in questione».

Secondo gli inquirenti «il complesso delle operazioni societarie che si sono succedute nel tempo, e gli artifizi contabili che le hanno supportate, hanno consentito all’amministratore di diritto e poi di fatto di: sottrarsi illecitamente alle pretese creditorie, cautelando i beni immobili e quelli mobili delle società fallite, lasciate morire in Lussemburgo, attraverso la destinazione finale degli stessi beni ad altre società del proprio “gruppo”; costituire una nuova società in Latina con diversa denominazione, “ripulita” delle passività e che continua l’attività di produzione e fabbricazione di interni per aerei, già svolta dalla società originaria utilizzando la denominazione ed il marchio societario senza aver sostenuto alcun costo»,

L’attività investigativa, svolta dal nucleo di Polizia Tributaria di Latina, al termine di perquisizioni e sequestri  veniva, altresì, estesa «nei confronti dell’attuale società sorta a seguito di scissione della fallita S.p.A. e di un’altra società fallita. I riscontri effettuati dai militari del comando provinciale di latina guidati dal colonnello Giovanni Reccia consentivano di accertare, oltre alle ipotesi di bancarotta fraudolenta per entrambe le società fallite, anche l’utilizzo – sia da parte della società fallita che dell’attuale società S.p.A. – di fatture emesse apparentemente da società con sede in Delaware (USA) per operazioni inesistenti, con la conseguente sottrazione di imposte al fisco per oltre 14 milioni di euro, nonché la violazione dell’art. 12 quinquies del D.L. n. 306/92, convertito nella legge n. 356/92, poiché lVeneruso cedeva apparentemente in favore della moglie, in violazione delle disposizioni di legge vigenti, le azioni societarie da lui possedute».

Sono state eseguite anche due verifiche fiscali. In particolare quella eseguita nei confronti della fallita società di Latina ha consentito altresì di rilevare che la stessa negli anni 2008-2010 aveva sostenuto costi fittizi, documentati dalle fatture per operazioni inesistenti per un totale di circa 28 milioni di euro. Analogamente la verifica fiscale eseguita nei confronti dell’attuale società, sempre con sede a latina, consentiva di accertare che la stessa negli anni 2011-2013 aveva sostenuto costi fittizi documentati dalla società Kalleny Holdings LLC con sede nel Delaware ed aventi per oggetto le commissioni per servizi di intermediazione per l’acquisto di poltrone e ricambi, per un totale di oltre 20 milioni di euro.

Inoltre, nel corso degli accertamenti, l’attuale società S.p.A. avanzava richiesta di adesione alla collaborazione volontaria (voluntary disclosure). A seguito di approfonditi accertamenti emergeva che l’istanza in questione conteneva dati non rispondenti al vero e fondata su documenti contraffatti. I legali rappresentanti pro-tempore, sono stati denunciati alla locale A.G. per violazione dell’art. 5 septies del decreto-legge n. 167/1990 (convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 1990, n. 227) e l’istanza veniva ritenuta inammissibile dall’agenzia delle entrate di Latina.

Al termine delle indagini, anche con plurime rogatorie internazionali con Uruguay, Regno Unito e Delaware (USA), condotte dal pm Marco Giancristofaro, il Gip del Tribunale di Latina dott. Giuseppe Cario ha emesso l'ordinanza disponendo la custodia cautelare in carcere nei confronti di Alberto Veneruso, e la misura degli arresti domiciliari per Giorgio Di Mare e Giuseppina Pica, nonché il sequestro di liquidità, beni immobili, polizze assicurative e quote societarie per oltre 14 milioni di euro.
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