Latina, bufera sulla "Metro": indagati Zaccheo, Le Donne e altri 8. La Procura dispone il sequestro di beni per 3,6 milioni di euro

La presentazione di un vagone della Metro in piazza del Popolo
La presentazione di un vagone della Metro in piazza del Popolo
di Vittorio Buongiorno
Mercoledì 22 Febbraio 2017, 11:29 - Ultimo agg. 14:26
2 Minuti di Lettura
Da anni il progetto della metropolitana di superficie di Latina è al centro di polemiche feroci, e sono anche anni che l'opera faraonica è sotto inchiesta. Adesso però, l'indagine è alle battute finali, e la Procura di Latina ha disposto il sequestro di beni di 3,6 milioni di euro a dieci indagati. L'indagine è stata portata avanti dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Latina a cui è stato delegato anche il sequestro di appartamenti e conti correnti degli indagati. Ci sono nomi eccellenti, a cominciare dall'ex sindaco ed ex parlamentare di An, Vincenzo Zaccheo, oltre al dirigente del Comune, Lorenzo Le Donne, per decenni capo dei Lavori Pubblici e solo recentemente - proprio alla vigilia della pensione - spostato ad altro incarico dal sindaco Damiano Coletta. 

Nel decreto di sequestro preventivo firmato dal pm Cristina Pigozzo viene messo nero su bianco quello che da anni e anni le associazioni sospettavano, anche perché è notorio che il contributo Cipe di 81 milioni di euro fu concesso tacendo che il progetto di una metropolitana leggera che collegasse il capoluogo pontino alla stazione di Latina Scalo non stava in piedi economicamente, visto che la Regione non ha mai accettato di accollarsi la quota annuale di contributo per la percorrenza chilometrica, essenziale per la sostenibilità dell'opera.

Malgrado ciò, incredibilmente non solo il progetto è andato avanti, ma è stato addirittura pagato il primo stato di avanzamento dei lavori (appunto 3,6 milioni di euro), servito - anche in questo caso incredibilmente - per l'acquisto di alcuni vagoni costruiti in Francia e da allora lì rimasti in un magazzino ad ammuffire, malgrado i lavori dell'opera non siano mai partiti, e siano al palo perfino gli espropri dei terreni necessari per il passaggio dei convoglio. va specificato tra l'altro che per gli inquirenti le tre ditte italiane coinvolte non hanno versato neppure un euro alla ditta francese che ha materialmente costruito i vagoni. 

Agli indagati la Procura pontina contesta il reato di concorso in truffa aggravata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA