Mafia, Riina intercettato: incontrai Andreotti ma niente bacio

Mafia, Riina intercettato: incontrai Andreotti ma niente bacio
Mercoledì 27 Agosto 2014, 16:36 - Ultimo agg. 22:47
2 Minuti di Lettura
Segui Il Mattino su Facebook, clicca qui





Incontrari Giulio Andreotti, ma non ci baciammo. Intercettato nel cortile del carcere milanese di Opera mentre parla con il boss pugliese Alberto Lorusso, Totò Riina afferma che sì, incontrò Andreotti, ma diversamente da come raccontato da Balduccio di Maggio, l'autista del boss, l'incontro avvenne alla presenza della scorta del sette volte presidente del Consiglio e i due non si baciarono. È quanto riporta stamane Repubblica.



Secondo il quotidiano il contenuto del dialogo, che risale al 29 agosto 2013, è stato depositato dai pm al processo sulla trattativa Stato-mafia.



Andreotti, morto lo scorso anno, fu assolto a Palermo dall'accusa di aver incontrato nell'87 l'allora capo di Cosa nostra. «Balduccio Di Maggio - afferma Riina nell'intercettazione - dice che mi ha accompagnato lui e mi sono baciato con Andreotti. Pa... pa... pa...». E poi: «Però con la scorta mi sono incontrato con lui».



«Si tenevano nascosti - osserva Lorusso - ed erano fidati, la scorta sua erano fidati». E Riina sottolinea: «Questi l'hanno salvato, questi, questi l'hanno salvato e si è salvato per questo. E si salvò».



Infine, Riina fa notare a Lorusso che anche Di Maggio la fece franca: «Balduccio dice che lui si è messo in una stanza ed io sono rimasto con Andreotti. Minchia... ma questo cornuto... minchia figlio di puttana... ce la spuntò, ce l'ha spuntata e se n'è andato assolto».



«Ogni giorno Riina può dire ciò che vuole su Andreotti e sull'universo mondo sapendo benissimo di essere intercettato per cui - quasi in diretta televisiva - andrà sui media», commenta il deputato di Ncd Fabrizio Cicchitto. «Ora che Andreotti andasse ad incontrare Riina accompagnato dalla scorta è una favola che può essere raccontata ai bambini, a qualche pm e a qualche giornalista - osserva Cicchitto - i primi non ci credono, qualcuno dei secondi ci crede, qualcuno dei giornalisti fa finta di crederci per fare un titolo sul proprio giornale».