Aggrappato per un'ora a un timone di una petroliera mentre le gigantesche eliche stavano per agitare di nuovo l'acqua subito sotto di lui. Essere risucchiato da quei vortici era solo questione di tempo, perché quel migrante non avrebbe potuto resistere a lungo in quella situazione gomito a gomito con la morte che pure l'aveva già sfiorato tre volte in poche settimane. La prima mentre attraversava il Sahara aggrappato a un camion caricato all'inverosimile, la seconda mentre veniva minacciato dai trafficanti di uomini in Libia che avevano alzato il prezzo della traversata, la terza quando il gommone stipato di disperati era "scoppiato" nel canale di Sicilia.
E neppure gli uomini della "Diciotti", che in questi anni hanno salvato migliaia di migranti, avevano mai affrontato una situazione così pericolosa. E' accaduto nei giorni scorsi quando la nave della Guardia costiera italiana è stata allertata dal comandante della Port Russel, un colosso che batte bandiera delle Isola Marshall e che può trasportare greggio o prodotti chimici: una petroliera di 25mila tonnellate lunga 170 metri spinta da due eliche di 8 metri di diametro.
Sulla rotta della petroliera tra la Libia e la Sicilia si era trovato quel battello alla deriva e, con i motori al minimo, il cargo aveva iniziato le manovre di recupero dei migranti quando i fianchi del gommone sono esplosi. Decine di africani sono finiti in mare e uno di loro, senza che l'equipaggio della petroliera potesse vederlo, ha raggiunto uno dei timoni della Port Russell che, per sua fortuna, non viaggiava a pieno carico. Vi si è aggrappato con la forza della disperazione: solo il busto fuori dall'acqua.
I gommoni veloci del pattugliatore veloce Diciotti CP941, nel frattempo giunto a ridosso della petroliera, avevano già recuperato alcuni naufraghi quando i marinai della Guardia costiera hanno visto quell'uomo appeso al timone: era evidentemente allo stremo, terrorizzato di finire fra le eliche. La Diciotti è riuscita allora a comunicare con la Port Russel per consentire a un gommone infilarsi sotto la poppa del gigante fino a raggiungere il timone.
Il giovane, poi si è saputo che ha 20 anni, è stato allora afferrato e portato in salvo. In lacrime, terrorizzato, ma vivo. Questione di minuti: il sole stava per tramontare e allora sarebbe stato impossibile notarlo. La petroliera sarebbe ripartita con il naufrago condannato a morire fra le eliche spinte al massimo per recuperare il tempo della sosta.
La Port Russel
Elica di una petroliera (dal blog di Jacopo Ranieri)