In manette la banda dei Suv: rubavano le auto di lusso in 55 secondi

In manette la banda dei Suv: rubavano le auto di lusso in 55 secondi
Giovedì 27 Novembre 2014, 15:14 - Ultimo agg. 15:33
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VIDEO CORRELATO - Rubano auto ripresi dalle telecamere

MILANO - Le indagini sono iniziate nel maggio scorso a seguito dalla segnalazione del titolare di un garage del centro di Milano che un giorno ha notato che tutte le auto di

un piano erano aperte. Gli agenti hanno scoperto che era dovuto al disturbatore installato su un'auto rubata. Grazie alle immagini delle telecamere gli investigatori hanno individuato i ladri mentre portavano via una Range Rover. Con un lungo e difficile lavoro di pedinamento, reso ancor più complesso dall'attenzione dei ladri, gli agenti li hanno individuati e hanno ricostruito il loro modus operandi.

La maggior parte delle volte agivano alle fiere importanti attorno Milano, Genova, Parma e Verona: entravano nell'auto, controllavano sul libretto di circolazione l'indirizzo e poi andavano a rubarla lì.

I due gruppi non lavoravano assieme ma si conoscevano bene e a volte puntavano alla stessa vettura. È successo con la Range Rover del proprietario di un atelier di Brera a cui hanno rubato l'auto due volte in tre giorni.

Gli investigatori l'hanno ritrovata il 10 novembre (arrestando i tre bulgari per associazione a delinquere), e di nuovo il 12

(arrestando i due italiani che l'avevano ripresa per ricettazione).

Dalle conversazioni ascoltate dai poliziotti è emerso che tutti aspettavano con ansia l'Expo per razziare auto di lusso a Milano. Quando sono stati arrestati hanno fatto i complimenti agli investigatori e in un primo momento si sono dimostrati anche collaborativi.

Appena 55 secondi: era il tempo che serviva a due bande di ladri d'auto per rubare una Range Rover.

Secondo le indagini degli agenti del commissariato Centro di Milano - che hanno arrestato 5 persone e recuperato 10 vetture - nei primi sei mesi dell'anno il gruppo ha rubato 30 dei fuoristrada inglesi nel centro della città.

I professionisti (due italiani di 56 anni e tre bulgari di 46, 43 e 40) si servivano di sofisticati disturbatori di segnale che impedivano la chiusura dell'auto quando il proprietario (che potevano seguire anche per molto tempo) si allontanava. Il dispositivo dava l'impressione che la serratura fosse chiusa ma in realtà lasciava le portiere aperte. A quel punto entravano nell'abitacolo, inserivano un altro disturbatore

di segnale del gps, attaccavano un dispositivo da 4.500 euro alla centralina e in pochi secondi copiavano il codice di apertura su una

chiave del modello da rubare (del costo medio di 300 euro). Una volta messa in moto la macchina un complice seguiva la vettura a breve distanza fino a box o garage sicuri dove la parcheggiavano nei piani interrati per evitare il segnale del satellitare, che comunque era coperto grazie a un altro disturbatore più potente. Un mese dopo recuperavano l'auto rubata e la spedivano all'estero: i bulgari in Bulgaria, gli italiani in Nigeria, dove erano rivendute a prezzo

pieno perchè lì non esiste un rivenditore ufficiale e la spedizione sarebbe troppo cara.

Gli arrestati non si occupavano del trasferimento ma affidavano ad altri complici (ancora da identificare) il lavoro. Per ogni auto guadagnavano dai 4.500 ai 10mila euro.