Nato, lotta all'Isis 007
sull'asse Napoli-Bruxelles

Nato, lotta all'Isis 007 sull'asse Napoli-Bruxelles
di ​Valentino Di Giacomo
Sabato 27 Maggio 2017, 13:12
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Una flotta di aerei-spia e radar a lungo raggio e dispositivi per le intercettazioni per combattere il terrorismo. Il vertice Nato di giovedì acorso e il G7 in corso a Taormina sono serviti per stabilire le nuove priorità nella lotta all'Isis, soprattutto in seguito ai recenti attentati. Napoli e Bruxelles saranno le due basi principali per monitorare le mosse future del Califfato che perde sempre più terreno sul campo di guerra in Siria e in Iraq, ma pronto a colpire nel cuore dell'Europa attraverso azioni eclatanti.

Si stima siano circa 5mila i foreign fighter nel Califfato, tra questi anche un centinaio di italiani. Negli ultimi mesi sono a migliaia i soldati del Daesh che si sono allontanati dalle zone di guerra per rifugiarsi nel deserto e nell'entroterra di Libia, Siria e Iraq, un esodo riportato in diverse fotografie e filmati registrati dai droni. In questo modo si sono formate diverse milizie con «cellule dormienti» pronte a sfruttare ogni falla per rientrare in Europa e compiere atti terroristici. Nel quartier generale di Bruxelles sarà creata una nuova cellula di condivisione delle attività d'intelligence. Nell'hub della base di Napoli, che dovrebbe essere pronta entro un mese, ci saranno i mezzi per operare nella raccolta delle informazioni dai territori sotto osservazione.

Nel Joint Forces Command di Napoli saranno circa novanta le persone impegnate in questa attività, alcuni di questi ufficiali, tra cui diversi analisti dell'intelligence, sono già giunti in Campania. Studieranno approfonditamente le dinamiche delle minacce, il processo di radicalizzazione degli jihadisti, ma soprattutto dovranno monitorare e intercettare gli spostamenti dei gruppi di combattenti in Nord Africa e in Medio Oriente.

Per questa missione saranno impiegati gli aerei Awacs (Airborne Warning And Control System), un sistema radar trasportato a bordo dei velivoli utilizzato per la sorveglianza aerea. In gergo militare si definisce il sistema delle «3C», che significano comando, controllo e comunicazioni. Un dispositivo adoperato sia per la difesa aerea che per il supporto delle forze tattiche terrestri. I moderni sistemi Awacs possono rilevare aerei distanti fino a 400 chilometri, al di là del raggio d'azione della maggior parte dei sistemi d'arma a bordo dei velivoli. Utilizzando appena tre aerei è possibile coprire l'intera Europa centrale. Alcuni di questi aeroplani, volando a quote più basse, saranno probabilmente dotati anche di «Imei Catcher», dei dispositivi per intercettare le comunicazioni dei terroristi già utilizzati dagli Usa nei territori di guerra. Sono 18 gli aerei «E-3 Sentry» di cui dispone la Nato, la maggior parte distribuiti tra le varie basi europee. Un dispiegamento rilevante che non può far escludere possa essere propedeutico per un futuro intervento sul campo nei territori dell'Isis, tra cui la Libia, un'ipotesi che però il governo italiano sta cercando di scongiurare in ogni modo.

Non è un caso che proprio ieri il premier Gentiloni ha chiesto agli altri premier del G7 un approccio sulla Libia «graduale e prudente», ma il rischio di un intervento diretto nel caso ritardasse ulteriormente la stabilizzazione politica del Paese nordafricano è sul tavolo. Soprattutto se non si normalizzasse anche la situazione degli sbarchi che ora comincia a preoccupare anche gli altri Stati proprio per il possibile rientro dei foreign fighter.

Per la base di Napoli la creazione dell'hub per il Mediterraneo sarà una sorta di ritorno alle origini quando la struttura si chiamava «AfSouth» e copriva un'area di responsabilità simile a quella che avrà tra circa un mese. Il rischio sismico e vulcanico aveva fatto persino paventare la dismissione della base che dal 2004 non ha più un'area di comando definita. Nella base di Lago Patria è stata predisposta anche una «Situation room» simile a quella ubicata nella «west wing» della Casa Bianca equipaggiata con monitor e sistemi di comunicazione cifrati a prova di attacchi informatici. Nella base di Napoli ci sono anche le più potenti apparecchiature di ricezione e trasmissione satellitare e di radio-sorveglianza dell'intera Europa. Oltre agli uomini dell'intelligence, a Napoli potranno convergere anche i militari della Spearhead Force, le punte di lancia della Nato, un'unità di pronto-intervento pronta ad entrare in azione nel caso di pericoli imminenti. Questo eventuale dispiegamento però, a differenza di quanto sembrava emergere inizialmente, non scoprirà sul fianco Est la capacità militare delle forze del Patto Atlantico. Gli atti ostili della Russia nei confronti della Crimea continueranno ad essere costantemente monitorati e le truppe Nato, composte di circa 5mila unità dispiegate in quella zona, resteranno comunque operative. Nonostante i tentativi di Trump di convincere gli alleati europei ad abbassare la guardia contro la Russia.
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