5 anni al comandante della nave
che causò naufragio e una vittima

5 anni al comandante della nave che causò naufragio e una vittima
Martedì 30 Agosto 2016, 19:13 - Ultimo agg. 19:23
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Confermata dalla Cassazione una condanna che non fa onore alla marineria italiana  e alla legge del mare che impone di dare sempre soccorso ai naufraghi, specie se si provoca il loro affondamento. I supremi giudici hanno infatti convalidato cinque anni di carcere a carico di Salvatore Esposito, il comandante della nave portacontainer lunga 300 metri «Eleni», armata dalla Mediterranean Shipping Company, che per avere campo e usare il cellulare - è questa la grottesca verità che si apprende leggendo il verdetto della Suprema Corte - la mattina del 3 agosto del 2007 non esitò a navigare sottocosta, tra «consistenti banchi di nebbia», nelle acque di Mazara del Vallo finendo per travolgere e affondare in due minuti la motonave oceanografica del Cnr 'Thetis', di 32 metri, fuggendo senza prestare soccorso.

Per annegamento, morì il ricercatore russo Petr Mikheychik, studioso di fama. Sopravissuti, tra i flutti, le ferite e lo choc, gli altri otto ricercatori e i sei membri dell'equipaggio. In dibattimento, ricorda la Cassazione, che definisce «folle» e «dettato da futili motivi» il comportamento di Esposito, lo stesso comandante spiegò di aver approntato «la spregiudicata manovra di evitamento» alla luce della «cinica regola» in base alla quale «pesce grosso mangia pesce piccolo».

Agli uomini in mare della 'Thetis', Esposito non gettò nemmeno un salvagente, «anzi si allontanò per sfuggire alle proprie responsabilità», sottolineano gli ermellini. A loro avviso, questo incidente di «devastante gravità» rappresenta un «caso di scuola nel quale la concretizzazione del rischio emerge con nitida evidenza». Il comandante Esposito - si legge nella sentenza 35837 depositata oggi dalla Quarta sezione penale che si occupa di disastri - è colpevole di aver modificato la rotta dell'imponente motonave rimanendo «ad appena» 2 miglia e mezzo dalla costa. Tutto ciò «al fine di consentire al cellulare privato di avere campo, tenendo velocità eccessiva e comunque incongrua in relazione alle condizioni meteo e alla presenza di numerose piccole imbarcazioni in rada, ignorando le risultanze del radar di bordo, peraltro potente, sofisticato e di immediata lettura, il cui allarme sonoro era stato disattivato».

Con questa decisione, emessa il 27 giugno, la Cassazione ha ratificato la sentenza pronunciata dalla Corte di Appello di Palermo l'otto maggio del 2015 che aveva escluso in concorso di colpa di Angelo Barca, il comandante della 'Thetis' che in primo grado era stato condannato a due anni e nove mesi dal Tribunale di Marsala, il 17 luglio 2013.
In appello la condanna di Esposito era stata ridotta di due mesi. Per lui il pm aveva chiesto 13 anni di reclusione. I reati contestati sono quelli di naufragio colposo, omicidio colposo, lesioni personali colpose ed omessa assistenza in mare. Per sette naufraghi del 'Thesis', i giudici civili dell'appello dovranno determinare l'entità del risarcimento per il solo danno patrimoniale per l'assenza di postumi permanenti.
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