Infermiera e medico amanti,
​altri dodici decessi sospetti

Infermiera e medico amanti, altri dodici decessi sospetti
di Claudia Guasco
Giovedì 1 Dicembre 2016, 08:42 - Ultimo agg. 14:47
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Saronno. Il dottor Leonardo Cazzaniga aveva buon occhio per i casi speciali e se ne vantava in corsia. Gli bastava puntare un dito: «Questo è un paziente perfetto da sottoporre al mio protocollo», diceva. E lo sventurato «moriva poco dopo in pronto soccorso», racconta l'infermiera Jessica Piras. L'anestesista era noto per il suo umorismo nero: «Gli ho sentito dire a un oncologo che se aveva bisogno di posti letto passava lui in reparto». Battute di cattivo gusto. O forse no, affermano gli investigatori. Che indagano su altri casi oltre ai quattro decessi in corsia e all'omicidio del marito di Laura Taroni.

I carabinieri di Saronno stanno analizzando tutte le cartelle cliniche e la documentazione sequestrata, si parte «da un minino di altre dodici morti in ospedale e non si sa dove arriveremo», allargano le braccia. Nella lista nera c'è anche Luciano Guerra, suocero dell'infermiera, morto il 20 ottobre 2013. Era ricoverato in reparto, in fase terminale: Cazzaniga e la Taroni, è il sospetto, avrebbe accelerato la procedura. Il giorno del decesso lui era di turno ed è stato visto gironzolare insieme a lei attorno alla stanza di Guerra. Per il medico uccidere era il trionfo della sua onnipotenza: «Ora l'angelo della morte dispiega le sue ali», annunciava agli infermieri. La coordinatrice Raffaella Banfi mette a verbale: «Gli operatori sanitari mi hanno riferito di casi in cui il paziente, sebbene non agonizzante, era poi deceduto a causa della somministrazione di farmaci decisa da Cazzaniga». Erano malati di tumore, oppure anziani che hanno avuto la sfortuna di transitare in pronto soccorso quando c'era lui ad esercitare il diritto di vita o di morte sul mondo. Come una signora «arrivata con una spalla lussata e poi deceduta in reparto».

In corsia qualcuno si gira dall'altra parte, altri inoltrano formale denuncia ai vertici dell'ospedale. Così viene istituita una commissione interna, che si riunisce tre volte nella primavera 2013 e analizza otto decessi sospetti, due dei quali attribuiti dalla Procura a Cazzaniga. I componenti è come se partecipassero a un circolo di bridge: «Non sono stati redatti i verbali - si legge negli atti - Non sono stati sentiti gli infermieri; non è stata esaminata alcuna documentazione medica oltre ai verbali di pronto soccorso». Conclusione: nessuna irregolarità. L'impennata di morti tra i pazienti di Cazzaniga? «In quanto medico esperto e anziano, a lui vengono assegnati i casi più gravi», scrive nella sua relazione il dottor Paolo Valentini, direttore medico dell'ospedale. «E' indubbio che le scelte terapeutiche di questo professionista siano mosse dal controllo dei sintomi refrattari e non dalla induzione della morte del malato», si legge nel rapporto finale. Quanto alle scelte dei farmaci «sono condivisibili e basate sul fatto che il dottor Cazzaniga, in quanto anestesista, era l'unico esperto in pronto soccorso ad avere dimestichezza». Peccato che, intercettato al telefono con il dottor Roberto Cosentina, Valentini sbotti: «C'è questo scemo che va in giro a dire che lui è l'angelo della morte, ragazzi miei più di così». Però, aggiunge, «nella sua sbulloneria su quella cosa fu corretto perché disse: Io ho questo problema». Annotano gli inquirenti: «Faceva uso di cocaina e aveva necessità di un periodo per disintossicarsi».

Per i due amanti non c'era problema che non si potesse risolvere con l'aiuto dei farmaci. Il povero nonno Angelo Taroni era affetto da «decadimento cognitivo», era diventato aggressivo e disturbava in casa. L'infermiera ha pronta la soluzione: una bella dose dell'antipsicotico Risperdal che «lo stordisce del tutto». . Laura Taroni ha una parola buona per tutti: odia la madre Maria Rita Clerici, che secondo la Procura di Busto Arsizio sarebbe stata sottoposta al protocollo Cazzaniga, detesta il marito a tal punto da sbarazzarsi di lui. Entrambi rapidamente cremati. In realtà il dottor Cazzaniga l'ha rassicurata sull'impossibilità di compiere analisi sui resti dei due defunti: «Eh, a me che ca..o me ne frega, mi vengono a dire qualcosa? Tanto i corpi sono bruciati».
Una sepoltura rapida per una lunga agonia. Massimo Guerra muore il 30 giugno 2013, il primo ricovero al pronto soccorso di Saronno risale al 12 novembre 2011. I due amanti gli fanno credere di avere il diabete e gli somministrano farmaci che lo spossano fino ad ammazzarlo.

Gli amanti vivono insieme dopo essersi sbarazzati di Massimo, sostiene l'accusa, morto tra mille sofferenze: «I dati indicano in modo inequivocabile che non era diabetico. Era un paziente sano che necessitava solo di una dieta», mette a verbale la dottoressa Monza. Ma grazie ai farmaci inducono nell'uomo anomali sbalzi glicemici. Era il dottor Cazzaniga a prescrivere a Guerra, «con ricette vergate di suo pugno, il farmaco Metforal 1000», sempre lui ad aiutare Laura a contraffare le analisi del sangue.