Omicidio Pasolini, Pelosi ai pm: «Quella notte all'Idroscalo c'erano altre due auto e una moto»

Omicidio Pasolini, Pelosi ai pm: «Quella notte all'Idroscalo c'erano altre due auto e una moto»
Lunedì 1 Dicembre 2014, 19:34 - Ultimo agg. 20:33
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La notte in cui Pier Paolo Pasolini venne ucciso all'Idroscalo di Ostia erano presenti due auto uguali, sia di modello che di colore.

È quanto ha riferito oggi ai pm di Roma, Pino Pelosi, sentito come testimone nella nuova indagine sulla morte del regista e scrittore avvenuta nel 1974. Rispondendo alle domande del pm, Pelosi ha affermato che la notte del 2 novembre «c'erano tre automobili, una motocicletta e almeno sei persone, ma non sono in grado di dire chi fossero. Oltre all'Alfa Gt di Pasolini, c'era una Fiat 1300 e un'altra Alfa identica a quella di Pier Paolo».



«Presumo che sulla motocicletta - ha aggiunto Pelosi - ci fossero i fratelli Borsellino, perchè li avevo visti seguirci lungo tutto il tragitto dalla stazione Termini ad Ostia, ma non posso esserne certo».



Pelosi ha ricordato che quella notte «era buio pesto e ho visto solamente i mezzi arrivare sul posto, poi due persone prendere Pasolini e trascinarlo fuori dall'abitacolo. In un primo momento sono riuscito ad allontanarmi, fuggendo. Da dove mi trovavo sentivo Pier Paolo gridare e chiedere aiuto, ma nulla di più».

Per Pelosi nell'auto di Pasolini, sotto al tappetino, «c'erano 3 o 4 milioni di lire. Denaro che non venne ritrovato insieme alla vettura».



È durato circa un'ora e mezza l'interrogatorio in procura a Roma di Pino Pelosi, sentito come testimone nella nuova inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Nel corso dell'atto istruttorio davanti pm Francesco Minisci, Pelosi ha ammesso «per la prima volta» di aver «frequentato per alcuni mesi il regista» sostenendo, inoltre, che «Giuseppe Mastini, detto Johnny Lo Zingaro, è completamente estraneo alla vicenda».



Pelosi, già condannato a nove anni e sette mesi di reclusione come unico responsabile dell'omicidio Pasolini, ha raccontato la storia del furto di alcune pellicole cinematografiche girate dallo stesso autore.
Furto che, stando a quanto sostenuto dall'uomo, «sarebbe stato perpetrato dai fratelli Borsellino, all'epoca dei fatti poco più che ragazzi».