Legge di Stabilità, ok a tetto su pensioni d'oro ma dal 2015

Pier Carlo Padoan
Pier Carlo Padoan
di Luca Cifoni
Mercoledì 26 Novembre 2014, 12:26 - Ultimo agg. 27 Novembre, 01:12
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Sulle cosiddette "pensioni d'oro" va in scena un duello tra presidenza del Consiglio e ministero dell'Economia (Mef). Oggetto del contendere è l'emendamento alla legge di Stabilità che dovrebbe mettere un tetto all'incremento delle pensioni parzialmente contributive, introdotte per tutti i lavoratori dalla riforma Fornero. Obiettivo dichiarato è evitare assegni troppo generosi per gli alti funzionari dello Stato, che lavorando spesso fino ai 70 anni e oltre accumulano una sostanziosa contribuzione aggiuntiva.

Il testo in questione è stato presentato in commissione Bilancio della Camera e poi approvato, ma ha suscitato i dubbi di imprecisate "fonti di governo" citate dall'Ansa, secondo le quali la nuova norma, risultato di un "blitz all'ultimo secondo" del Mef, toccherebbe solo le eventuali pensioni d'oro in liquidazione a partire dal 2015, senza intervenire su quel che è successo nei tre anni trascorsi dall'entrata in vigore della legge Fornero.

Un sub-emendamento del relatore ha poi chiarito che con effetto da gennaio 2015 la novità riguarderà anche i trattamenti già in essere.

La questione però potrebbe essere ancora più complicata. Il nodo è il passaggio per tutti i lavoratori al sistema di calcolo contributivo: per gli anni di lavoro dal 2012 in poi la pensione viene calcolata con questo metodo. Anche per chi avendo già raggiunto i 40 anni di anzianità può così incrementare l'assegno futuro, cosa impossibile con il vecchio sistema retributivo che poneva appunto un tetto in corrispondenza dei 40 anni. Il testo dell'emendamento riproduce la clausola contenuta in una prima versione della riforma, e poi espunta, che escludeva esplicitamente la possibilità di trattamenti pensionistici più alti di quelli calcolati applicando le precedenti regole. Ma aggiunge che va computata «ai fini ai fini della determinazione della misura del trattamento, l'anzianità contributiva necessaria per il conseguimento del diritto alla prestazione, integrata da quella eventualmente maturata fra la data di conseguimento del diritto e la data di decorrenza del primo periodo utile per la corresponsione della prestazione stessa».

La precisazione serve probabilmente ad evitare un paradosso: siccome il tetto riguarderebbe tutti i lavoratori, non solo gli alti funzionari o coloro che avranno pensioni alte, verrebbero congelati anche gli assegni di coloro che per un'altra norma della riforma Fornero sono stati costretti a lavorare oltre i 40 anni (per la pensione anticipata servono almeno 42 anni e mezzo di contributi per gli uomini e 41 e mezzo per le donne).

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