Perché l'Italia alla fine la spunterà

di Oscar Giannino
Martedì 23 Agosto 2016, 11:35 - Ultimo agg. 12:12
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Molto suggestivo il ponte dell’incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi, alla fonda davanti a Ventotene, che s’intravvedeva ieri pomeriggio alle spalle di Renzi, Merkel e Hollande. Il governo italiano ha lavorato di creatività, per alzare l’impatto degli aridi incontri tra leader europei, da molto tempo del tutto alieni dal suscitare interesse popolare. Così per giorni i media italiani hanno lanciato lo «spirito di Ventotene», evocando la necessità di «un’altra Europa», come quella sognata nel 1941 dal Manifesto di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, confinati nell’isoletta dal fascismo. Senonché poi la realtà prende il sopravvento sulle retoriche, e la cosa diventa vieppiù evidente quando si sono alimentate aspettative diciamo un filino esagerate. Visto che, con tutto il rispetto per i grandi autori del Manifesto di allora, l’Europa di oggi ha tanti grandi difetti ma non langue sotto il nazi-fascismo, e le loro suggestioni dell’epoca – tutte intrise di nazionalizzazioni e controllo pubblico dei salari – oggi sono propugnate proprio dai populisti che l’Europa vogliono vederla a pezzi. 

Di fatto, Ventotene ieri è stata la prima tappa del vero – di fatto - leader europeo cioè la Merkel, che di qui al 16 settembre, quando a Bratislava si terrà il secondo Consiglio Europeo a seguito di Brexit, incontrerà altri 12 premier di paesi membri. Nel frattempo Il 4-5 settembre si riunisce il G20 in Cina, a Hangzhou, dove si toccherà con mano lo stato dei rapporti con Putin su sanzioni, Ucraina e Siria. 

E il 9 settembre si tiene l’Eurogruppo a Bratislava, che deve riprendere i fili del primo confronto tecnico avviato il 7 luglio su avanzamenti dell’Unione bancaria, investimenti pubblici, e infine sul patto di stabilità che molto interessa all’Italia, vista la richiesta di uno 0,6% di Pil di deficit aggiuntivo anche per il 2017.
La grande domanda è se a Bratislava a metà settembre si supera lo stallo del Consiglio suropeo post Brexit. Vi si era arrivati con un documento di giugno scorso franco-tedesco, sostanzialmente favorevole all’avanzamento dell’integrazione non di tutti ma solo dei favorevoli, e su alcune materie – una guardia costiera europea, la cooperazione sul sicurezza, antiterrorismo e progetti di sviluppo nei Paesi a rischio infezione islamista. A cui si era frontalmente contrapposto il blocco dei Paesi di Visegrad - Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia – convinto invece dell’intangibilità delle sfere nazionali. Il primo Consiglio post Brexit non ne è venuto a capo, con un documento che diceva tutto e niente. L’Italia ha aggiunto il 10 agosto la proposta di Gentiloni e della Pinotti, di fare un passo deciso verso una vera e propria forza militare congiunta europea, ora che Uk coi suoi veti non è più della partita. 
Tutti questi temi sono confusamente echeggiati nelle dichiarazioni ieri rese dai tre leader sul ponte della Garibaldi. Hollande si è soffermato soprattutto su sicurezza e terrorismo. La Merkel su migranti, guardia costiera comune e progetti di cooperazione internazionale. Renzi ha rilanciato anche sulla necessità di un salto di qualità sulle politiche economiche. Rilancio schivato, ovviamente, dalla Merkel. Che tra poche settimane ha un voto locale importante in Meclemburgo-Pomerania e a Berlino, e non deve regalare voti ai temibili oppositori a destra di Afd, che già vanno fortissimi nei sondaggi. 

Il menu realistico delle proposte che entrerà al vertice di Bratislava si vedrà solo all’ultimora, come al solito. Si possono fare però quattro osservazioni. Sui migranti, di fatto i Paesi centroeuropei hanno vinto: il corridoio balcanico dei migranti è blindato, tra i loro muri eretti alle frontiere e l’accordo con la Turchia che di fatto ha regalato a Erdogan l’arma per il far piazza pulita di ogni opposizione a casa sua. Ed è la Merkel ad avere un serio problema aperto a casa sua, visto ciò che il milione e centomila profughi accolti dopo la sua apertura dell’estate 2015 ha creato nella politica tedesca. Sulla cooperazione di difesa, l’interesse è tutto sul fronte mediterraneo italiano e francese, visto che riguarda la strategia anti Daesh nei paesi in cui esso opera: ma Francia e Italia a cominciare dalla Libia hanno posizioni assai più divergenti che comuni, visto che noi stiamo con Serraj, mentre i francesi con Haftar e gli egiziani di Al Sisi. 

Quanto a nuove iniziative economiche per affrontare il rallentamento evidente e comune post Brexit, a luglio i dossier della Commissione non erano meno inadeguati di quanto non si sia rivelata la politica britannica, davanti al risultato del referendum. Infine, ovviamente, la richiesta di proroga delle concessioni sul deficit avanzate dall’Italia. Visto che le cose vanno malino per tutti anche se peggio per noi, sarà probabilmente braccio di ferro sospeso fino a maggio 2017, ma con buone probabilità di farcela dopo l’abbuono a Spagna e Portogallo.

Questo almeno è ciò che suggerisce il realismo. Magari i leader europei ci stupiscono e faranno di meglio. Sarebbe una bella sorpresa. I tempi e i guai a casa di ciascuno lo chiederebbero. Ma di certo lo spirito visionario degli Spinelli e Colorni di un tempo non c’è, anche se volenterosamente se ne riecheggiano toni e parole. Che restano però prive di significato, agli occhi e alle orecchie delle vittime della crisi economica, e per chi mal sopporta che si trovino risorse per i migranti invece che per casa propria. 
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