Perché la parità sessuale sul web è inganno

Perché la parità sessuale sul web è inganno
di Alessandra Graziottin
Lunedì 26 Settembre 2016, 09:07 - Ultimo agg. 09:09
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Fatti, non opinioni. Se un ragazzo posta un video dove fa sesso con qualcuno, donna o uomo che sia, fa un’esibizione di potenza. I like si sprecano, la sua autostima aumenta, lo specchio sociale, virtuale e reale, approva. I maschi, giovani e non, si identificano con il giovane leone. Il trionfo di Priapo, dio della potenza e della fertilità, continua inarrestato nelle acque profonde dell’inconscio maschile, individuale e collettivo. A un’esibizione sessuale di potenza virile i maschi rispondono come duemila anni fa. Non c’è storia. 

Nessuno si sognerà di insultare quel ragazzo, o quell'uomo, con le migliaia di epiteti volgarissimi, umilianti e stroncanti che ogni giorno sono postati quando è una donna, più o meno giovane, a postare o lasciar postare un suo video in pose e atti intimi.

Parliamone con chiarezza alle nostre figlie, nipoti e allieve, riflettendo insieme prima che si feriscano a fondo con quell'arma seducente e insidiosissima che si chiama web. Non esiste parità sul fronte dei comportamenti sessuali e del loro significato sociale. Scordiamocelo. La parità tra uomini e donne è già difficilissima da ottenere nella vita reale: basti pensare al fronte professionale, alla differenza di stipendi a parità di mansioni, alle forche caudine per fare carriera. A meno che la donna, anche bravissima e competente, non si muova «nel nome e all'ombra» di un uomo: padre, marito, mentore o amante che sia, che «garantisce» per lei, e indirettamente la protegge da e verso gli altri uomini. Sul fronte sessuale, la libertà che oggi conosciamo nella vita reale, e solo nel mondo occidentale ad alto reddito, è ancora densa di chiaroscuri.

Ed è lontana dalla parità. Basti vedere quante donne sono vittime di aggressioni e violenze, fino all'assassinio, se tentano anche solo di sottrarsi a un rapporto di sudditanza amorosa e sessuale dall'uomo che dice di amarle, ma in realtà vuole solo possederle senza discussioni né incertezze, come mille e come cento anni fa, con la stessa gelosia ossessiva e distruttiva. Basti vedere, appunto, la lapidazione mediatica che si scatena con una ferocia arcaica contro la donna colpevole di mostrarsi eccitata e nuda ad occhi curiosi prima, e violenti poi. «Un bel gioco dura poco», dicevano le nostre nonne. Non sapevano che oggi, anche un gioco breve, se fotografato o filmato, diventa eterno. Non esiste oblio, né «diritto all'oblio», tragica illusione, nemmeno se «imposto» da un giudice.
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